martedì 20 aprile 2010
L’arcivescovo Castoro ha presieduto il rito e la Messa per la traslazione della salma del santo nella chiesa nuova di San Giovanni Rotondo. «Siamo spronati a imitarne le virtù cristiane».
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Da sempre i santi «hanno attinto la loro capacità di amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro incontro col Signore eucaristico». E tale incontro «ha acquisito il suo realismo e la sua profondità proprio nel loro servizio agli altri». Amore di Dio e amore del prossimo, infatti, «sono inseparabili, sono un unico comandamento. Entrambi, però, vivono dell’amore preveniente di Dio che ci ha amati per primo». È su questa citazione dell’enciclica «Deus caritas est» di Benedetto XVI che, ieri sera, l’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo monsignor Michele Castoro, ha centrato l’omelia della celebrazione presieduta in occasione della traslazione della salma di san Pio nella chiesa a lui intitolata a San Giovanni Rotondo. E al Papa, accompagnato dall’applauso dei circa seimila fedeli che seguivano la Messa, ha voluto rivolgere «il nostro filiale pensiero, nel quinto anniversario del suo Pontificato». «Al papa Benedetto XVI – ha quindi aggiunto il presule – desideriamo esprimere la nostra solidarietà e vicinanza, confermando i nostri vincoli di affetto devoto e di profonda comunione. A lui assicuriamo la nostra preghiera e la nostra gratitudine per il suo illuminato magistero e la cristallina sua testimonianza. E lo vogliamo dire con le parole che Padre Pio rivolse a papa Paolo VI in tempi altrettanto difficili come i nostri: "Santità, so che il vostro cuore soffre molto in questi giorni per le sorti della Chiesa... Vi offro la mia preghiera e sofferenza quotidiana, quale piccolo ma sincero pensiero dell’ultimo dei vostri figli, affinché il Signore vi conforti con la sua grazia per continuare il diritto e faticoso cammino, nella difesa dell’eterna verità, che mai si cambia col mutar dei tempi"».La Messa è stata celebrata nella chiesa inferiore, «un angolo di Paradiso – l’ha definita Castoro – perché qui tutto ci parla di Gesù», e in cui «ci sentiamo come proiettati verso la Gerusalemme del Cielo, dove la nostra partecipazione alla divinità sarà piena, perché il nostro amore sarà pieno, così come lo è già nei santi». Al termine dell’omelia è avvenuta la consacrazione dell’altare, e il sarcofago in rovere e argento è stato «murato» nel pilastro centrale della cripta, restando visibile attraverso una fessura tagliata nella pietra a forma della ferita nel costato di Cristo crocifisso.«Da due millenni la Chiesa – aveva spiegato il presule nel saluto ai fedeli che nella chiesa superiore avevano poco prima accolto l’urna contenente il corpo di san Pio di Pietrelcina – si ritrova in preghiera dinanzi alle reliquie dei santi, da cui i cristiani, fin dai tempi della persecuzione e dei martiri, traevano la forza per seguirne l’esempio e il coraggio di una vita coerente». E così anche oggi, «venerando le reliquie del santo cappuccino siamo spronati a imitarne le virtù cristiane, riconducibili ad un’unica, grande strada: quella dell’amore, amore verso Dio e amore verso il prossimo».La celebrazione era iniziata nel santuario di Santa Maria delle Grazie, dove san Pio aveva riposato dal giorno della sua morte, con la recita dell’Ora Nona e il saluto di padre Felice Cangelosi, vicario generale dei Frati Cappuccini, che aveva ricordato come le reliquie vengono «collocate in un luogo più degno, in cui risplende la regalità di Cristo», verso il quale Padre Pio «ha indirizzato tutti i suoi figli spirituali». Quindi la processione e la Messa, al termine della quale è stato fra’ Aldo Broccato, ministro dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Sant’Angelo e Padre Pio, a rivolgere «un pensiero grato, accompagnato da una preghiera augurale e solidale» a Benedetto XVI: «L’intercessione di san Pio da Pietrelcina lo accompagni nel suo prezioso ministero di padre e guida della Chiesa universale e lo sostenga nell’annuncio coraggioso della verità, contro ogni menzogna o insinuazione del maligno».
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