giovedì 19 maggio 2016
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A partire dalla parabola evangelica dell’uomo ricco e del povero Lazzaro la catechesi del Papa sul rapporto tra povertà e misericordia. Al termine dell’udienza generale, nel salutare i presenti in piazza San Pietro, Francesco si è rivolto «con speciale affetto ai bambini ucraini, orfani e profughi a causa del conflitto armato che ancora si protrae nell’est del Paese». Il Pontefice ha poi voluto rinnovare la sua preghiera, «per intercessione di Maria Santissima affinché si giunga ad una pace duratura, che possa sollevare la popolazione tanto provata e offra un futuro sereno alle nuove generazioni». Tanti come sempre i pellegrini di lingua italiana alla catechesi. In particolare il Papa ha ricordato i pellegrini delle diocesi di Prato e Tempio-Ampurias, accompagnate dai rispettivi vescovi Franco Agostinelli e Sebastiano Sanguinetti, come pure l’Associazione Maria Santissima della Bruna con l’arcivescovo di Matera-Irsina Antonio Giuseppe Caiazzo. Quindi un saluto ai sacerdoti della Chiesa ortodossa russa ospiti del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani; ai padri Redentoristi; ai ragazzi del reparto oncologico dell’Ospedale Bambin Gesù e ai devoti di san Francesco di Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi e patrono della Calabria, di cui quest’anno ricorre il sesto centenario della nascita. Tra i fedeli alla catechesi anche Deborah, una giovane detenuta belga che per essere presente all’udienza ha percorso 1.700 chilometri a piedi. Al Papa – come riferisce l’Osservatore Romano – ha raccontato la sua storia: da «delinquente» a pellegrina, grazie all’iniziativa dell’associazione Oikoten che dal 1982 attua questo speciale programma di rieducazione coinvolgendo ogni anno dei giovani carcerati. In piazza San Pietro, Deborah era accompagnata da Stéphanie Nosek, con la supervisione del giudice. Come sempre l’ultimo pensiero è stato per i giovani «soprattutto gli studenti laziali dell’iniziativa “Raccontiamo il Giubileo”», gli ammalati e gli sposi novelli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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