lunedì 6 settembre 2010
Dialogo e mediazione sono stati la forza di Leone XIII nell'affrontare le gravi questioni sociali del suo tempo. Lo ha sottolineato Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata domenica mattina a Carpineto Romano (Roma).
- Il testo dell'omelia
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Il Papa esorta i cristiani a essere «seme e lievito» nel cammino della civiltà, immagini evangeliche di cui il pontefice ha sottolineato l'attualità nell'omelia della messa celebrata domenica mattina a Carpineto Romano (Roma). «All'interno della realtà storica - ha detto nella messa di ieri - i cristiani, agendo come singoli cittadini, o in forma associata, costituiscono una forza benefica e pacifica di cambiamento profondo, favorendo lo sviluppo delle potenzialità interne alla realtà stessa. È questa – ha aggiunto – la forma di presenza e di azione nel mondo proposta dalla dottrina sociale della Chiesa, che punta sempre alla maturazione delle coscienze quale condizione di valide e durature trasformazioni».Una "ricetta" che – ricorda Benedetto XVI – ha già dimostrato la sua efficacia nel difficile contesto storico vissuto da Leone XIII, segnato da un «aspro anticlericalismo e accese manifestazioni contro il Papa». In questo contesto, ha aggiunto «Leone XIII seppe guidare e sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura». Portando, dopo la Rerum Novarum, al nascere «in Italia e in altri Paesi un'autentica esplosione di iniziative».LA QUESTIONE SOCIALEDialogo e mediazione sono stati la forza di Leone XIII nell'affrontare le gravi questioni sociali del suo tempo. «Già dal tempo in cui era nunzio apostolico in Belgio – ha ricordato – egli aveva compreso che la questione sociale si poteva affrontare positivamente ed efficacemente con il dialogo e la mediazione». In ciò incoraggiato da tante iniziative ispirate alla «fantasia della carità di decine e decine di santi e beati», vissuti dalla fine del Settecento agli inizi del Novecento.  «Furono senza dubbio queste iniziative, con i sacrifici e le riflessioni di questi uomini e donne – ha concluso – a preparare il terreno della Rerum Novarum e degli altri documenti di papa Pecci».«Un Papa molto anziano, ma saggio e lungimirante, potè introdurre nel XX secolo una Chiesa ringiovanita, con l'atteggiamento giusto per affrontare le nuove sfide»: ha continuato papa Ratzinger, elogiando la forza innovativa e di ascolto dei movimenti che nascevano alla sua epoca negli ambienti cattolici.«Era un Papa ancora politicamente e fisicamente "prigioniero" in Vaticano - ha osservato Benedetto XVI - ma in realtà, con il suo Magistero, rappresentava una Chiesa capace di affrontare senza complessi le grandi questioni della contemporaneità». Grazie anche alla «mitezza» e alla «forza rivoluzionaria del Vangelo», e allo «stile discreto e insieme irresistibile della carità che, come ho scritto nella mia Enciclica sociale Caritas in veritate, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera». Una continuità che, in conclusione dell'omelia, papa Ratzinger non ha mancato di sottolineare.
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