lunedì 9 dicembre 2013
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Il grande libro della santità della Chiesa Cattolica si arricchirà tra breve di tre nuovi beati. Per la precisione due martiri e la fondatrice di un istituto religioso. I relativi decreti sono stati promulgati ieri dal Papa, che ha anche proclamato le virtù eroiche di dieci nuovi venerabili, cinque donne e cinque uomini (per loro in pratica manca solo il riconoscimento del miracolo).Spicca tra gli altri la presenza di padre Mario Vergara, missionario del Pontificio Istituto per le Missioni Estere (Pime), e di Isidoro Ngei Ko Lat, laico e catechista. Entrambi furono uccisi in odio alla fede e il decreto emesso ieri ne riconosce il martirio aprendo dunque la strada alla beatificazione (per i martiri, infatti, non è richiesto il riconoscimento del miracolo). Padre Mario, napoletano di Frattamaggiore, aveva 19 anni quando entrò nel Pime. A 24 fu inviato in Birmania (l’attuale Myanmar) dove si dimostrò subito molto solerte, guadagnandosi la stima di tutti non solo come sacerdote, ma anche come educatore, medico, amministratore e spesso anche giudice e arbitro. Quando l’Italia dichiarò guerra all’Inghilterra, nel 1940, i missionari in Birmania vennero etichettati come fascisti e inviati nei campi di concentramento inglesi in India. La prigionia terminò alla fine del ‘44 e un indebolito padre Mario tornò alla sua missione, temendo di essere ormai considerato inutile. Al contrario, gli venne data la possibilità di fondare una nuova missione, che diventerà la parrocchia di Shadaw.I suoi sforzi apostolici furono ben presto premiati, ma ciò gli attirò il risentimento dei protestanti battisti. Quando nel ’48 la Birmania ottenne l’indipendenza, nel Paese esplose la guerra civile. Le truppe ribelli, di religione battista, si macchiarono di violenze e soprusi contro i quali padre Mario si schierò coraggiosamente. Il 24 maggio 1950, accompagnato dal suo catechista, Isidoro, il missionario del Pime si recò a Shadaw per protestare per un torto subito. Entrambi però furono arrestati come spie del governo centrale e uccisi a colpi di fucile all’alba del 25 maggio 1950. I loro corpi, rinchiusi in sacchi, vennero gettati nel fiume Salween e mai più ritrovati.Anche Giovannina Franchi, fondatrice della Congregazione delle Suore Infermiere dell’Addolorata, nata a Como il 24 giugno 1807 e morta nella stessa città il 23 febbraio 1872, è in un certo senso "martire" della sua dedizione agli ammalati, nei quali vedeva (come direbbe Papa Francesco) la carne di Cristo. Morì infatti a causa del vaiolo nero contratto durante la sua attività a fianco dei malati più gravi.Quattro (su dieci) gli italiani dichiarati venerabili: Romano Bottegal, sacerdote dell’Ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza (Trappisti); Maria Oliva del Corpo Mistico (al secolo Maria Oliva Bonaldo), fondatrice dell’Istituto delle Figlie della Chiesa; Orsola Mezzini, superiora generale della Congregazione delle Suore della Piccola Missione per i Sordomuti; Scolastica della Divina Provvidenza (al secolo Orsola Maria Rivata), religiosa professa e prima superiora generale delle Pie Discepole del Divin Maestro.
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