mercoledì 4 settembre 2013
Il racconto dei tre ragazzi di Fiorenzuola d’Arda che con il loro cellulare hanno scattato la foto finita sui media di tutto il mondo. «È avvenuto tutto con naturalezza Ora vogliamo dare eco al suo messaggio».
COMMENTA E CONDIVIDI
«Ma per noi non è il Papa dell’autoscatto...». Fanno 45 anni in tre, ma hanno la testa ben piantata sulle spalle. Riccardo Aguiari, Martina Boiardi e Guglielmo Nicolini, di Fiorenzuola d’Arda, sono i ragazzi della foto che ha fatto il giro del mondo. Quella con papa Francesco che si ferma divertito a fissare l’obiettivo dello smartphone durante l’udienza speciale concessa ai giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio il 28 agosto, in occasione del pellegrinaggio organizzato nell’Anno della fede dal Servizio per la pastorale giovanile e guidato dal vescovo Gianni Ambrosio. «Non siamo andati a Roma per fare una foto col Papa. È capitato», precisa Martina, 15 anni, studentessa al Classico. In gergo si chiama «foto egoista». In posa davanti al cellulare e click: visi in primissimo piano, per fissare emozioni e momenti tra amici. Con papa Francesco è avvenuto lo stesso. «Con naturalezza gli abbiamo anche spiegato come si fa», dice Martina. Che poi tra le 7.500 immagini scattate quel giorno le agenzie scegliessero proprio la loro, mica se l’aspettavano.L’inattesa popolarità – su Facebook sono stati bombardati di richieste di amicizia da ogni latitudine – la leggono come un’occasione di testimonianza. Per questo, dopo essersi confrontati con il vicario parrocchiale di Fiorenzuola don Alessandro Mazzoni, hanno deciso di accettare la proposta di essere in tv venerdì. «Vogliamo dare voce alle parole che il Papa ci ha detto – spiega Riccardo, 15 anni, compagno di classe di Guglielmo all’Itis – andando oltre i ritratti sentimentali che ne fa la tv». Perché se papa Francesco colpisce per la sua semplicità – «lo abbiamo sentito vicino, uno di noi» - non è che ai piacentini abbia consegnato un mandato all’acqua di rose. «Ci ha detto di andare controcorrente, di non farci trascinare dalle brutte compagnie, di non bere, di non usare droga», sintetizza Riccardo. «Ci ha detto che senza di noi non c’è futuro. È bello che il Papa abbia fiducia in noi giovani», aggiunge Martina.«Andiamo in tv per fare rumore», scherza Guglielmo, riprendendo un altro invito lanciato da Bergoglio. E «fare rumore», con le tre parole-chiave «verità, bellezza, bontà» indicate come le fondamenta per costruire una vita in pienezza, sarà lo slogan del prossimo anno dell’oratorio «San Fiorenzo». Un primo passo per fare tesoro dell’entusiasmo di un incontro, «con il quale spero contagino i loro coetanei», è l’auspicio di Isabella Cocciolo ed Enrico Veneziani, educatori del gruppo di 1ª e 2ª superiore. «Non facciamo del Papa un idolo, non è quello che vuole», concludono Martina, Guglielmo e Riccardo. «Non abbiamo incontrato un personaggio, ma un testimone – chiosa don Alessandro, 26 anni, prete da uno –. Un personaggio si ammira, ma resta nel suo piedistallo. Il testimone si segue perché è richiamo ad altro, a Gesù Cristo».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: