sabato 1 settembre 2012
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«Nel custodire il creato, lavorando con dignità e responsabilità, custodiamo noi stessi e il creato, anzi, ci accorgiamo che siamo custoditi da Dio». Istituita dai vescovi italiani a partire dal 1996, la Giornata per la salvaguardia del creato – giunta alla sua 7ª edizione – si svolgerà come ogni anno il 1° settembre. È una data simbolica che, per volontà della Conferenza episcopale italiana, rappresenta «un segno di profonda comunione con la Chiesa ortodossa» che celebra in quel giorno l’avvio dell’anno liturgico. «Ne consegue che a contribuire alla stesura del testo, come ogni anno, sono state la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e quella per l’ecumenismo e il dialogo», spiega monsignor Angelo Casile, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro.Il tema di quest’anno riguarda non solo la sfida educativa della custodia del creato, ma al tempo stesso l’invito a sanare le ferite della terra. In che modo possiamo riconciliarci con essa?L’invito ci viene dalla Genesi: quel coltivare e custodire il giardino è la vocazione dell’uomo e ricorda il compito perenne a cui siamo chiamati. La natura porta i segni dei nostri stessi peccati: dobbiamo, quindi, lavorare per ristabilire quell’alleanza tra Dio e l’uomo, e dunque, tra l’uomo e l’intero creato, in modo da sentirci responsabili e protagonisti in una nuova società che si prenda cura della natura.Il caso emblematico dell’eternit a Casale Monferrato così come le problematiche lavorative e ambientali che hanno colpito Taranto e il grande complesso siderurgico dell’Ilva impongono una riflessione sull’attuale modello di sviluppo. Da cosa si deve ripartire?Questi problemi sono il segno della nostra incuria, che, purtroppo, cresce con il passare dei decenni. Per Casale Monferrato come per Taranto e per tantissime altre vicende simili, giova sempre ricordare che ogni uomo è posto da Dio nel creato per coltivarlo e custodirlo (Gen 2,15). Lavorare e custodire stanno insieme si lavora custodendo e si custodisce lavorando. Prendiamo sempre più coscienza che il nostro agire non è neutro, ma che ogni nostra azione va compiuta responsabilmente nei confronti dell’uomo e dell’ambiente in cui si vive, altrimenti prima o poi ne paghiamo le conseguenze. Solo un lavoro dignitoso per le persone e rispettoso per l’ambiente custodisce l’uomo e il suo ambiente. Solo un’attenzione costante all’ambiente in cui viviamo permette di custodire l’uomo e il suo operare.Vivere il territorio come un bene comune è un’esigenza di vasta portata, che richiama anche le comunità ecclesiali a una presenza vigilante, quali iniziative pastorali a livello diocesano si possono promuovere e mettere in campo per sensibilizzare i fedeli nella cura e nella responsabilità verso il creato?Sul sito della Conferenza episcopale italiana, sezione lavoro (www.chiesacattolica.it/lavoro) è possibile consultare le varie iniziative a livello diocesano, già organizzate per promuovere tra i fedeli il tema della custodia del creato. Dalle letture consigliate al sussidio inviato ai vescovi e ai responsabili diocesani della pastorale sociale: sempre di più ogni anno constatiamo come le diocesi si sentano coinvolte dal trasmettere la bellezza del creato, dono di Di ed eredità da lasciare le nuove generazioni. Quest’anno il cuore delle celebrazioni per la giornata nazionale, con momenti di preghiera e riflessioni sarà la cittadina di Casale Monferrato, afflitta dalla questione dell’eternit, insieme al monastero benedettino di Siloe nella diocesi di Grosseto, da sempre attento a coniugare accoglienza e custodia del creato.
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