sabato 2 aprile 2016
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Sepe: incarna i valori cristiani della vicinanza ai fratelli che vivono la sofferenza NAPOLI Invitò i sovrani al buon governo e alla pace; a Napoli, in particolare, chiese a Ferrante d’Aragona, nel 1480, di desistere dalle guerre e, quando il re tentò di corromperlo, offrendogli un vassoio di monete, spezzandone una, ne fece stillare sangue vivo. Ecco uno dei tanti episodi della biografia di san Francesco di Paola (nato in provincia di Cosenza il 27 marzo 1416 e morto a Tours il 2 aprile 1507) e compatrono del capoluogo partenopeo. Una vita di impegno accanto ai bisognosi, carità e pre- ghiera, spiritualità e penitenza. Ieri pomeriggio le reliquie dell’«umile eremita » – come lo ha definito papa Francesco – sono arrivate a Napoli, dove si celebrano, oltre al VI centenario della nascita, altre due importanti ricorrenze per la comunità Minima campana: il venticinquesimo anniversario del ritorno dei frati nella basilica di San Francesco da Paola e il sessantesimo dall’erezione della provincia religiosa di Santa Maria della Stella (che comprende la Campania, la Sicilia e la Repubblica Democratica del Congo). Alle 17, in piazza del Plebiscito, dove ha sede la basilica dedicata al santo, l’accoglienza della “costola”, esposta in un nuovo reliquiario in argento, realizzato appositamente per la peregrinatio della reliquia in tutta la provincia religiosa. Il sacro frammento osseo, infatti, viene ordinariamente custodito a Palermo. Ad accogliere la teca, unitamente al correttore provinciale padre Damiano La Rosa, i minimi della Campania, i devoti con i terziari provenienti dalle diverse fraternità della regione, oltre al cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. «La vita di san Francesco – ha detto Sepe durante l’omelia della concelebrazione eucaristica, che ha dato il via inizio all’Anno giubilare Minimo, che si concluderà il 2 aprile 2017 – sia per tutti noi un richiamo a convertire il cuore. Un santo quanto mia attuale che incarna i valori cristiani nella sua vicinanza ai fratelli che vivono in condizioni di sofferenza ». Uomo di Dio, ma anche un uomo semplice, che avvicinava i poveri, che lavorava e dava lavoro nel suo convento, «e di cui vogliamo ricordare la tenacia, la laboriosità, la l’attaccamento alla fede – ha sottolineato ancora Sepe – doti e virtù che resero significativo il suo impegno sacerdotale anche nella nostra città». Durante la celebrazione l’arcivescovo ha ricevuto la bolla di affiliazione ai Minimi, come ha spiegato padre La Rosa, «quale massima espressione di stima e di riconoscenza per la paterna benevolenza che l’arcivescovo riserva ai figli del santo taumaturgo paolano».
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