venerdì 4 maggio 2012
"E’ stato ucciso perché ha tentato di opporre resistenza". questa la testimonianza rilasciata da un confratello di padre Valetim Eduardo Camale, colpito a morte da un gruppo di ladri intrufolatisi nella missione della Consolata a Liqueleva, quartiere dormitorio alla periferia di Maputo.​
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“E’ stato ucciso perché ha tentato di opporre resistenza, io invece sono stato legato mani e piedi e lasciato nella casa prima di essere liberato da un gruppo di giovani del posto”: questa la testimonianza rilasciata alla MISNA da padre Fabio Malesa che ieri ha assistito all’uccisione del suo confratello, padre Valetim Eduardo Camale, colpito a morte da un gruppo di ladri intrufolatisi nella missione della Consolata a Liqueleva, quartiere dormitorio alla periferia di Maputo, in Mozambico.“Stavo rientrando da un’altra parrocchia, il guardiano mi ha aperto il portone e a quel punto ci siamo resi conto della presenza di un ladro. Ne è nato un parapiglia a cui si sono aggregati altri due malviventi armati di pistola e sbucati da qualche parte. Padre Valetim è stato ferito, io ho prima provato a chiudermi dentro casa poi sono stato però immobilizzato. Fortunatamente né io né padre Amodio Marchiol, l’altro missionario italiano presente nella casa, siamo stati feriti. Per padre Valetim non c’è stato invece nulla da fare: una volta liberati lo abbiamo trasportato in ospedale ma era già deceduto”.I missionari sono stati sentiti dalla polizia, un’inchiesta è in corso. “I banditi erano giovani di 25/30 anni, non so dire se tre o quattro – prosegue padre Malesa, missionario sardo originario di Olbia – e hanno portato via tutto quello che potevano: computer, telefonini, denaro. Siamo ancora scossi, ma tra ieri e oggi centinaia di persone sono venute a trovarci per esprimere la loro vicinanza e la loro solidarietà. Purtroppo fatti del genere stanno capitando sempre più di frequente negli ultimi anni”.L’autopsia ha stabilito che padre Valentim è morto in seguito a un forte trauma cranico, i suoi funerali si terranno nei prossimi giorni. “Siamo in contatto con la famiglia – conclude padre Malesa – non sappiamo ancora se si terranno qui da noi o nella sua città d’origine nel nord del Mozambico”.
 
Padre Valentim Eduardo Camale era nato il 29 novembre 1963 a Intiquita-Montepuez, provincia di Cabo Delgado, in Mozambico. Aveva emesso la professione religiosa il 7 gennaio 1995 a Maputo ed era stato destinato al seminario di Kinshasa per la teologia. Già in Congo, da studente, durante uno stage pastorale in parrocchia, era stato assalito da un gruppo di ribelli. Era stato ordinato sacerdote a Montepuez Pemba da monsignor Tomé Makhweliha, arcivescovo di Nampula, il 27 febbraio 2000. Dopo un breve soggiorno in Portogallo, aveva lavorato nella parrocchia di Santa Terezinha do Menino Jesus a Liqueleva, dove è morto ieri.“Una morte violenta come questa ci lascia sgomenti per l’atrocità di quanto avviene e per l’impotenza che ci rimane dentro” ha scritto ai suoi confratelli il superiore generale della Consolata, padre Stefano Camerlengo.“Non è facile capire quanto vale una vita davanti alla dinamica di questo avvenimento – ha aggiunto padre Stefano – non è facile ‘leggere’ con la fede una tale morte, non è facile capire il perché della morte di questo ancora giovane missionario, non è facile giustificare e perdonare chi ha commesso una tale azione violenta. Per questo carissimi, invito ogni comunità a ricordare padre Valentim con una celebrazione comunitaria accendendo una candela e celebrarlo nel silenzio della preghiera affinché il Signore lo accolga in cielo, dia consolazione alla sua famiglia e dia a noi la pace e la forza per continuare a servirlo nella missione nonostante tutto!”La legge del Vangelo,  ha concluso il superiore della Consolata, “è quella del seme che caduto per terra ‘muore’ per produrre il suo frutto. Lo Spirito Santo sostenga noi e in particolare chi si trova in condizioni di sofferenza, di minaccia, di rischio”. (Misna)
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