giovedì 19 settembre 2019
Nella sua trentennale attività nel Paese asiatico conobbe i confratelli Tullio Favali, Salvatore Carzedda e Fausto Tentorio, tutti uccisi per la missione accanto ai più deboli
Padre Giulio Mariani, missionario del Pime

Padre Giulio Mariani, missionario del Pime

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Trent’anni nelle Filippine al servizio dei più poveri. E imparando dai propri amici che per questo si può arrivare anche a morire. Si può riassumere così la vita di padre Giulio Mariani, missionario del Pime, scomparso all’età di 86 anni dopo una lunga malattia.

Originario di Vedano al Lambro (Monza-Brianza), dove era nato nel 1933, padre Mariani nel grande arcipelago c’era arrivato dopo l’esperienza di formatore nei seminari del Pime a Newark e a Monza. Era il 1985 e le Filippine erano ancora alle prese con il regime autoritario di Fernando Marcos. Passarono poche settimane e padre Giulio si trovò a fare i conti con l’esperienza del martirio, quando un gruppo paramilitare colpì a morte padre Tullio Favali, un confratello che era stato tra i suoi seminaristi.

«Il cardinale arcivescovo di Manila, Jaime Sin – ricordava padre Mariani – mi disse: "Voi missionari vi mettete sempre nei pasticci". Gli risposi: "Forse perché siamo sempre dalla parte dei poveri". Lui tacque e mi salutò. Poi però accettò di celebrare una Messa solenne di suffragio. E la sua omelia, con parole fortissime contro la dittatura e parole di lode per il sacrificio di padre Tullio, quel giorno fece tremare Marcos».

Quell’incontro segnò la vita missionaria di Mariani: il cardinale affidò al Pime una zona poverissima a Paranaque nell’estrema periferia di Manila. Nacque così la parrocchia Maria Regina degli Apostoli, di cui padre Giulio fu il primo parroco. L’altro grande volto del suo apostolato sarebbe poi stato l’impegno nel centro Euntes a Zamboanga, sull’isola di Mindanao: una casa che aveva il compito di formare sacerdoti, religiosi e laici per la missione in tutta l’Asia.

Dal 1991 padre Mariani era stato anche superiore regionale del Pime per le Filippine. E in questa veste si ritrovò di nuovo faccia a faccia con l’esperienza del martirio in occasione della morte di padre Salvatore Carzedda, altro missionario del Pime colpito nel 1992 per mano di estremisti musulmani. E sarebbe capitato ancora nel 2011 con l’uccisione di padre Fausto Tentorio. Costretto a ritornare in Italia dalle sue condizioni di salute, padre Giulio non ha mai smesso di essere missionario: a Sotto il Monte (Bergamo), nella casa natale di Papa Giovanni XXIII, incontrava i pellegrini regalando a tutti la sua parola buona di speranza.

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