venerdì 29 marzo 2019
Originario di Castell’Azzara (Grosseto), dal 1971 era impegnato a fianco degli indios negli Stati dell’Amapà e del Parà, in Brasile.
Padre Nello Ruffaldi, missionario del Pime in Amazzonia, prega con alcuni bambini (dal sito del Pime)

Padre Nello Ruffaldi, missionario del Pime in Amazzonia, prega con alcuni bambini (dal sito del Pime)

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Un infarto lo ha portato via a pochi mesi ormai da quel Sinodo per l’Amazzonia per la cui convocazione tanto aveva gioito. Il Pime e l’arcidiocesi di Belem in Brasile piangono in queste ore la morte di padre Nello Ruffaldi, 77 anni, missionario italiano originario di Castell’Azzara (Grosseto), dal 1971 impegnato a fianco degli indios negli Stati dell’Amapà e del Parà.

La sua frontiera è stata Oiapoque, il municipio più a nord del Brasile, al confine con la Guiana Francese: terra difficile tra cercatori d’oro e bande criminali. Qui padre Nello ha vissuto accanto alle popolazioni indigene - Karipuna, Galibi kaliña, Palikur e Galibi-Marworno - anche in anni in cui nessuno difendeva la loro identità. Questo suo impegno lo portò a partecipare al gruppo fondatore della Cimi, il Consiglio indigenista missionario della Chiesa brasiliana, una delle esperienze più significative nella vicinanza alle comunità native.

Difesa dei diritti ma anche dialogo profondo, per andare a scoprire i volti del Vangelo dentro alle loro culture. «Incominciai a visitare gli indios, a conoscerli, ad ascoltarli, a dormire nelle loro case, a mangiare il cibo che mi offrivano – raccontava padre Nello –. Facevo notare le cose belle che gli antenati avevano lasciato loro come eredità: la percezione della presenza di Dio in tutti i momenti della vita, la comunione con gli animali e gli alberi, la capacità di condividere quello che avevano con gli altri, la pazienza e il rispetto nell’educazione dei figli, la vita comunitaria, il lavoro come incontro e festa. Il Vangelo e la cultura degli indios erano vicini in molti aspetti».

Da quell’incontro nacquero opere culturali importanti: la codificazione delle lingue, le grammatiche, le raccolte dei miti locali. Ma fu un impegno che andò di pari passo con la difesa dei territori minacciati dal latifondo e dalle altre forme di sfruttamento. Sua carissima amica era stata - per esempio - suor Dorothy Stang, delle religiose di Nostra Signora di Namur, uccisa nel 2005 nel Parà e divenuta un simbolo dei martiri per la custodia del Creato. «Ci ha mostrato che saziare la fame di dignità vuole dire essere capaci di dare la vita», diceva di lei padre Ruffaldi.

Lo aspettava il Sinodo di ottobre, padre Nello; era più che mai convinto dell’importanza della sfida indicata dal Papa: costruire davvero «una Chiesa dal volto amazzonico». Il suo cuore grande non ce l’ha fatta ad arrivare a vederlo; ma i suoi quasi cinquant’anni trascorsi con gli indios restano un’eredità preziosa per il cammino della Chiesa brasiliana.

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