sabato 13 luglio 2019
Nata nel 1923, una vita spesa come missionaria soprattutto in Eritrea, era nipote del Papa buono
Casa Natale di Papa Giovanni XXIII a Sotto il Monte

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Si sono svolti sabato mattina, a Sotto il Monte, dov’era nata il 26 settembre 1923, i funerali di suor Anna Roncalli, nipote di Giovanni XXIII, spentasi giovedì scorso a Bergamo, nella Casa delle Comboniane - la sua Congregazione - dove si era ritirata dopo una vita spesa come missionaria soprattutto in Eritrea.

È toccato a monsignor Claudio Dolcini, parroco del paese di papa Roncalli, che ha presieduto la celebrazione delle esequie, tratteggiare assieme al commento del Vangelo un ritratto della religiosa completato alla fine della Messa dalla consorella Maria Rota a nome delle comunità di Bergamo. Dolcini ha attinto alle lettere inviate a suor Anna dallo zio ai tempi della nunziatura in Francia, alla vigilia della professione religiosa e successivamente: una corrispondenza segnata dall’invito ad aderire sempre alla volontà del Signore - «la nostra pace» - e a mantenere «un grande spirito di umiltà e di mitezza»: «qui sta la nostra forza», le scriveva lo zio. Partita per l’Eritrea nel ’49, Anna l’avrebbe riabbracciato, eletto Papa, dopo l’incoronazione in San Pietro il 4 novembre ’58 , tornando poi a Roma solo alla morte nel ’63.

In Eritrea suor Anna svolse tanti servizi. «Dalla cura dei bambini orfani alla segreteria dell’università fondata dalle Comboniane, con una predilezione per i più poveri», ha ricordato ieri suor Maria Rota non dimenticando l’impegno decennale di suor Anna a Richmond, negli Usa, a inizio anni ’70, «quelli difficili dell’apartheid» con le comboniane «schierate a favore degli afroamericani», quindi «quello successivo in Italia come economa provinciale» (suor Anna si era laureata in scienze politiche ed economiche), il ritorno a settant’anni in Eritrea, a Decamere, con il Paese in guerra contro l’Etiopia, poi di nuovo in Italia per curarsi. «Ora dal cielo insieme ai tuoi cari specialmente con il tuo zio san Giovanni XXII intercedi presso il Signore la pace per il popolo dell’Eritrea che hai tanto amato», ha concluso suor Maria.

Poi l’ultimo saluto nel cimitero di Sotto il Monte, la bara circondata dai familiari, ai quali resta l’esempio di una vita per l’Africa, con tanti capitoli ascoltati più volte dalla sua voce; una vita, concordano le consorelle che l’hanno conosciuta, come Comboni chiedeva alle Pie Madri della Nigrizia: «Santa e capace».

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