domenica 17 febbraio 2013
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Ha portato a Benedetto XVI l’affetto di tutta l’Italia. Ringraziandolo per i suoi anni di pontificato. E ricevendone l’assicurazione che «il Papa è vicino all’Italia che ama e che segue nel suo impegno, nelle sue sofferenze e nei dettagli». Sono le 18 di un sabato pomeriggio quasi normale, quando Mario Monti sale nel Palazzo Apostolico per l’annunciata visita, strettamente privata, al Pontefice, prima che si compia il termine della sua rinuncia. Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, l’aveva annunciata qualche giorno fa insieme alla analoga visita che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano farà al Pontefice sabato prossimo. E il premier è stato puntualissimo. Attraversando le sale immerse nel silenzio, come già in precedenti occasioni (Papa e premier si sono incontrati sette volte, non solo in Vaticano), è giunto al cospetto del Pontefice e l’incontro di commiato, come riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana, è stato «particolarmente cordiale e intenso».«Il professor Monti – prosegue la nota – ha manifestato al Santo Padre ancora una volta la gratitudine e l’affetto del popolo italiano per il suo altissimo magistero religioso e morale e per la sua attenzione partecipe ai problemi e alle speranze dell’Italia e dell’Europa». Al termine anche lo scambio di doni. Una stampa raffigurante la fontana dell’aquilone che si trova vicino al monastero di clausura dove il Papa andrà ad abitare, da parte di Benedetto XVI; e tre penne, una bianca, una rossa e una verde, da parte di Monti, come auspicio per l’attività di studio e di scrittura di Joseph Ratzinger. Infine, parlando al Tg1, il premier ha commentato: «Il suo è stato il gesto di un uomo che pensa al futuro dell’istituzione di cui è guida e che dimostra di non tenere all’esercizio del potere, ma al bene della Chiesa e dei suoi successori». Monti ha tratto dal colloquio «un’impressione di grandissima serenità» e non ha escluso altri incontri in futuro.La stessa serenità è stata evidenziata anche da altri che ieri hanno avvicinato il Pontefice, nell’ultima sua giornata ordinaria prima della settimana di esercizi spirituali, che inizieranno oggi pomeriggio sotto la direzione del cardinale Gianfranco Ravasi (ma c’è attesa soprattutto per l’Angelus domenicale che si prevede porterà in piazza San Pietro più di 100mila fedeli, a conferma di quell’affetto dell’Italia che Monti ha testimoniato di persona). Dell’atteggiamento di papa Ratzinger hanno parlato infatti sia i vescovi della Lombardia in visita ad limina (gli ultimi ad essere ricevuti da Benedetto XVI, come riferiamo in un altro articolo), sia il presidente del Guatemala, Fernando Pérez Molina, che ha chiuso invece la fila dei capi di Stato, Napolitano a parte naturalmente (ma si pensa che quello con il presidente italiano sarà un colloquio privato).Una serenità che deriva evidentemente dalla consapevolezza di aver preso la decisione più giusta in coscienza. E in questo senso vanno anche alcune anticipazioni di un articolo di Peter Seewald. Al giornalista che lo aveva intervistato nel libro <+corsivo>Luce del mondo<+tondo>, già nell’estate del 2012 aveva confidato: «Sono un uomo vecchio e le forze stanno scemando. Penso che sia sufficiente ciò che ho fatto». Per poi aggiungere che il caso delle carte trafugate in Vaticano non lo aveva indotto «in una specie di disperazione o di dolore indicibile». «La cosa mi è semplicemente incomprensibile», aveva concluso.
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