venerdì 19 agosto 2016
Papa Francesco: fare a gara per servire gli altri con gioia
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In occasione della 37.ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si è aperto oggi a Rimini sul tema «Tu sei un bene per me», Papa Francesco ha inviato al vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, un messaggio firmato dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato. «Di fronte alle minacce alla pace e alla sicurezza dei popoli e delle nazioni, siamo chiamati a prendere coscienza che è innanzitutto un'insicurezza esistenziale che ci fa avere paura dell'altro, come se fosse un nostro antagonista che ci toglie spazio vitale e oltrepassa i confini che ci siamo costruiti». «Di fronte ala cambiamento d'epoca in cui tutti siamo coinvolti - si legge nel messaggio -, chi può pensare di salvarsi da solo e con le proprie forze? È la presunzione che sta all'origine di ogni conflitto tra gli uomini». «C'è una parola che non dobbiamo mai stancarci di ripetere e soprattutto di testimoniare: dialogo». È l'appello di Papa Francesco contenuto nel messaggio al Meeting di Rimini. «Scopriremo che aprirci agli altri - sottolinea Francesco - non impoverisce il nostro sguardo, ma ci rende più ricchi perché ci fa riconoscere la verità dell'altro, l'importanza della sua esperienza e il retroterra di quello che dice, anche quando si nasconde dietro atteggiamenti e scelte che non condividiamo». In un altro dei passaggi fondamentali del messaggio Papa Francesco «incoraggia i partecipanti al Meeting a porre ogni attenzione alla personale testimonianza creativa, nella consapevolezza che ciò che attrae, ciò che conquista e scioglie dalle catene non è la forza degli strumenti, ma la mitezza tenace dell’amore misericordioso del Padre, che ognuno può attingere dalla sorgente di grazia che Dio offre nei Sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la Penitenza, per poi donarlo ai fratelli». «Egli esorta a continuare nell’impegno di prossimità agli altri, facendo a gara nel servirli con gioia, secondo l’insegnamento di Don Giussani: «Lo sguardo cristiano vibra di un impeto che lo rende capace di esaltare tutto il bene che c’è in tutto ciò che si incontra, in quanto glielo fa riconoscere partecipe di quel disegno la cui attuazione sarà compiuta nell’eternità e che in Cristo ci è stato rivelato».
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