sabato 11 giugno 2016
​Francesco telefona per salutare i pellegrini raccolti allo stadio di Macerata. Il cardinale Menichelli: la malattia nel nostro tempo è l'abbraccio della solitudine
Macerata-Loreto. Il Papa: sempre in cammino
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«Buona sera cari amici, mi dice il mio vescovo che piove lì…». Aveva promesso una sorpresa e anche quest’anno papa Francesco non fa mancare la sua voce, al telefono, alle decine di migliaia di pellegrini che, allo stadio Helvia Recina di Macerata, sono in procinto di mettersi in cammino, nella notte, lungo i 27 chilometri che conducono alla Santa Casa di Loreto. Si rivolge a monsignor Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, che fa gli onori di casa. E ai tanti fedeli, sotto l’ombrello. «Anche la pioggia è una grazia. È brutta, ma è anche bella perché è come la figura della Grazia di Dio che viene su di noi. Camminate sempre nella vita, mai fermarsi, sempre in cammino, la vita è questo! – dice del pellegrinaggio –. Nessuno sa quanto durerà la propria vita e non si può vivere la propria vita essendo fermi. La vita è un camminare per fare qualcosa, per andare avanti, per costruire un’amicizia sociale, una società giusta, per proclamare il Vangelo di Gesù. Io sono vicino a voi questa sera – assicura – vi sono vicino nella mia preghiera, vi accompagno e vi auguro una notte di preghiera e di gioia. Anche un po’ di sofferenza si supera, con la speranza dell’incontro, domani, con Gesù Eucaristia. Io vi benedico!». Ma non manca, il Pontefice, di chiedere di pregare anche per lui, «perché non mi fermi e continui ad andare in cammino. Il cammino che il Signore mi dirà di fare». "Tu sei unico", è il tema del pellegrinaggio di quest’anno, edizione numero 38. Titolo suggerito proprio da un’espressione dello stesso Papa in risposta - un po’ spiazzante - a un fedele che l’aveva definito "unico". «Unico sei anche tu!», rispose il Pontefice.Un popolo che si mette in cammino, senza che diventi una massa. Ognuno con il suo desiderio, con la sua intenzione nel cuore, che  - potenza dei nuovi mezzi - diventano ora anche tweet, o messaggi di WhatsApp che, novità di quest’anno, vengono anche proiettati sui maxi schermi, per condividerli con tutti. Ognuno «come il figliuol prodigo, in cammino verso casa, pieno di nostalgia del padre», ha scritto nel suo messaggio don Julian Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, che promosse il gesto fin dalla prima volta, nel 1978, ad iniziativa di monsignor Giancarlo Vecerrica, oggi amministratore apostolico della diocesi di Fabriano-Matelica. «La vera malattia del nostro tempo – ha detto il cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, che ha presieduto la concelebrazione allo stadio – è l’abbraccio della solitudine. Perché ci attendiamo dal nostro quotidiano "ammatassato" una novità che non ci può dare. Perché abbiamo staccato la dimensione dell’amore da quella del dono». Un pellegrinaggio che diventa quindi "icona della vita", in cammino verso la Madonna che apre la porta al Padre. Durante la concelebrazione è arrivato anche un video-messaggio di padre Ibrahim Alsabagh, parroco di Aleppo, che all’ultimo momento ha dovuto rinunciare a partecipare, ma ha portato lo stesso la sua testimonianza da un luogo simbolo della fede che si fa martirio.Alle 20.30, dopo il messaggio del Papa, è giunta la fiaccola della pace che mercoledì era stata da lui benedetta in udienza a San Pietro ed era stata portata a Macerata da un gruppo di tedofori. Si è partiti alle 22.30, dallo stadio, poi - nel pieno della notte - a San Firmano l’accensione di 25mila fiaccole, tenute accese fino all’alba, all’arrivo a Loreto. Ogni tanto spuntavano gli ombrelli, e i giubbotti impermeabili. Solo qualche goccia, però, niente in confronto al diluvio che funestò la prima esperienza, 37 anni fa, dei primi 300. E da allora, ne ha fatto di cammino, il pellegrinaggio Macerata-Loreto.
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