giovedì 13 giugno 2019
Il messaggio per la terza Giornata mondiale dei Poveri, sul tema “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”
Il Papa: la promozione dei poveri priorità per la Chiesa
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La promozione anche sociale dei poveri non è un impegno esterno all'annuncio del Vangelo, al contrario, manifesta il realismo della fede cristiana e la sua validità storica”. Così “l’amore che dà vita alla fede in Gesù non permette ai suoi discepoli di rinchiudersi in un individualismo asfissiante, nascosto in segmenti di intimità spirituale, senza alcun influsso sulla vita sociale”. Lo ribadisce Papa Francesco nel Messaggio per la III Giornata Mondiale dei Poveri, sul tema “La speranza dei poveri non sarà mai delusa” (Sal 9,19), che verrà celebrata il prossimo 17 novembre, 33ma Domenica del Tempo Ordinario. E lo fa citando la figura e l’opera di Jean Vanier, un vero “santo della porta accanto”.

Il Pontefice ricorda che Gesù “ha inaugurato il suo Regno ponendo i poveri al centro”. Lui “ha inaugurato, ma ha affidato a noi, suoi discepoli, il compito di portarlo avanti, con la responsabilità di dare speranza ai poveri”. E per questo è “necessario, soprattutto in un periodo come il nostro, rianimare la speranza e restituire fiducia”. Si tratta di “un programma che la comunità cristiana non può sottovalutare”. Perché “ne va della credibilità del nostro annuncio e della testimonianza dei cristiani”. Infatti “l’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via” è “una scelta prioritaria che i discepoli di Cristo sono chiamati a perseguire per non tradire la credibilità della Chiesa e donare speranza fattiva a tanti indifesi”.

Papa Francesco osserva che il tempo in cui venne scritto il Salmo che dà il titolo al Messaggio era quello “in cui gente arrogante e senza alcun senso di Dio dava la caccia ai poveri per impossessarsi perfino del poco che avevano e ridurli in schiavitù”. Ma, aggiunge, “non è molto diverso oggi”. Infatti “la crisi economica non ha impedito a numerosi gruppi di persone un arricchimento che spesso appare tanto più anomalo quanto più nelle strade delle nostre città tocchiamo con mano l’ingente numero di poveri a cui manca il necessario e che a volte sono vessati e sfruttati”. Così “passano i secoli ma la condizione di ricchi e poveri permane immutata, come se l’esperienza della storia non insegnasse nulla”. Le parole del Salmo, dunque, “non riguardano il passato, ma il nostro presente posto dinanzi al giudizio di Dio”.

E qui Papa Francesco fa un elenco delle “molte forme di nuove schiavitù a cui sono sottoposti milioni di uomini, donne, giovani e bambini”. Famiglie “costrette a lasciare la loro terra per cercare forme di sussistenza altrove”. Orfani che “hanno perso i genitori o che sono stati violentemente separati da loro per un brutale sfruttamento. Giovani “alla ricerca di una realizzazione professionale a cui viene impedito l’accesso al lavoro per politiche economiche miopi”. Vittime “di tante forme di violenza, dalla prostituzione alla droga, e umiliate nel loro intimo”. E poi “i milioni di
immigrati vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico, a cui sono negate la solidarietà e l’uguaglianza. E le “tante persone senzatetto ed emarginate che si aggirano perle strade delle nostre città”.

Il Pontefice denuncia che i poveri “sono trattati da rifiuti, senza che alcun senso di colpa investa quanti sono complici di questo scandalo”. Che “si è giunti perfino a teorizzare e realizzare un’architettura ostile in modo da sbarazzarsi della loro presenza anche nelle strade, ultimi luoghi di accoglienza”. Che “spesso si infierisce su di loro con la violenza del sopruso”. Che “sono costretti a ore infinite sotto il sole cocente per raccogliere i frutti della stagione, ma sono ricompensati con una paga irrisoria”. Che “sono braccati, presi e resi schiavi”. Che insomma siamo davanti ad “una moltitudine di poveri spesso trattati con retorica e sopportati con fastidio”, davanti a “uomini e donne sempre più estranei tra le nostre case e marginalizzati tra i nostri quartieri”.

Papa Francesco mette in guardia. “Si possono costruire – scrive - tanti muri e sbarrare gli ingressi per illudersi di sentirsi sicuri con le proprie ricchezze a danno di quanti si lasciano fuori”. Ma “non sarà così per sempre”. Infatti “il ‘giorno del Signore’, come descritto dai profeti (cfr Am 5,18; Is 2-5; Gl 1-3), distruggerà le barriere create tra Paesi e sostituirà l’arroganza di pochi con la solidarietà di tanti”. Il Pontefice cita don Primo Mazzolari: “Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie; il povero è una polveriera. Se le dai fuoco, il mondo salta”.

Papa Francesco è lapidario. Ricorda che dinanzi ad una “innumerevole schiera di indigenti”, Gesù “non ha avuto timore di identificarsi con ciascuno di essi”. E “sfuggire da questa identificazione equivale a mistificare il Vangelo e annacquare la rivelazione”.

Alla fine del Messaggio si rivolge ai “tanti volontari, ai quali va spesso il merito di aver intuito per primi l’importanza di questa attenzione ai poveri”, chiedendo “di crescere nella loro dedizione”. Li esorta “a cercare in ogni povero che incontrate ciò di cui ha veramente bisogno; a non fermarvi alla prima necessità materiale, ma a scoprire la bontà che si nasconde nel loro cuore, facendovi attenti alla loro cultura e ai loro modi di esprimersi, per poter iniziare un vero dialogo fraterno”.

Di qui l’invito a mettere “da parte le divisioni che provengono da visioni ideologiche o politiche”, per fissare “lo sguardo sull’essenziale che non ha bisogno di tante parole, ma di uno sguardo di amore e di una mano tesa”. Infatti i poveri “non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e Progetti”. I poveri “sono persone a cui andare incontro: sono giovani e anziani soli da invitare a casa per condividere il pasto; uomini, donne e bambini che attendono una parola amica”. I poveri insomma “ci salvano perché ci permettono di incontrare il volto di Gesù Cristo”.

Il Messaggio viene presentato questa mattina in Sala Stampa vaticana dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, e da monsignor Graham Bell, sotto-segretario del medesimo dicastero.



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