martedì 29 maggio 2012
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Piazza San Pietro piena. Perfino oltre le previsioni. E di molto: «Un evento di popolo, un’espressione gioiosa di quel popolo di Dio che fa memoria grata del proprio passato, che non dimentica il bene ricevuto e le difficoltà attraversate, che intende dare più visibilità alla propria fede cattolica, in primis ribadendo la comunione fattuale con Pietro», spiega Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito che la gran parte di quelle persone, sabato scorso, ha portato in quella piazza. Ma anche, e visibilmente, uno stringersi del popolo di Dio attorno al Papa, per dirgli il proprio affetto in un momento difficile: «Non erano pagati per testimoniare la loro appartenenza ecclesiale. La fede di un popolo vivo è la migliore risposta alla crisi».Che evento è stato, sabato?Un convenire per ricordare, a noi stessi e a quanti ci guardano, che quelli del RnS sono stati 40 anni di cammino ecclesiale e non di contestazione spirituale o di fuga dalla realtà. Anni di gestazione spirituale, in cui la sintonia con i Pontefici è stata profonda e fruttuosa di realizzazioni. Del resto l’amore che lo Spirito suscita nel cuore di un credente non è mai "a prescindere" dall’istituzione ecclesiale, ma "a partire" da essa. Dove c’è lo Spirito c’è sempre la Chiesa: ignorarla significa tradire Cristo! Un credente sa che questa fedeltà fiorisce nell’ordine invisibile della grazia; ma deve rendersi visibile nell’ordine esteriore, temporale, perché l’immagine della Chiesa sia sempre attraente di misericordia, contagiosa di fiducia, credibile di coerenza nella vita dei suoi figli. Questo è il destino storico della Chiesa.Oggi non sembra tanto semplice.Non è mai stato facile per la Chiesa essere immagine e proiezione del corpo mistico di Cristo, ma non esiste altra possibilità se non vuole scadere nell’insignificanza e cadere nella trappola di chi vorrebbe ridurla ad una forma di sociologia umana. Migliaia di giovani, centinaia di famiglie sabato scorso hanno testimoniato che questa ardua e meravigliosa avventura si vive ogni giorno con serena speranza. Benedetto XVI ha percepito l’autenticità di questo dono e la testimonianza offertagli lo ha confortato.Che cosa racconta dell’essere Chiesa il vostro raduno?Il Papa ci ha ricordato che non bisogna cedere alla tentazione della mediocrità e dell’abitudine e che bisogna coltivare desideri alti e generosi. La crisi di fede sta attraversando uomini e istituzioni e appare essere come un virus contagioso. Con l’assistenza interiore dello Spirito di Dio un credente si riscopre capace di fare il bene e di rimanere fedele a Dio oltre misura. Una fede arrendevole, accomodata, irretita dal tempo non potrà produrre il rinnovamento che tutti auspicano e che la Chiesa da duemila anni propone alle società umane, a partire dalle loro debolezze. Il Papa invoca una "fede adulta", nel senso di fede matura, alleata della verità e non di fede affrancata dall’istituzione ecclesiale, specie se sentita ostile o poco credibile. Insomma, è facile parlare male e aumentare i giudizi; più difficile è rimanere nell’amore, amare e fare amare quando tutti disperano o fuggono.Un pensiero, questo che rimanda alle cronache di questi giorni sugli "scandali" vaticani.Nulla di nuovo sotto il sole. La Chiesa non è mai stata esentata da scandali e da prove. Diventare tutti cronisti e censori del male è fin troppo facile. Piuttosto, chi è disposto a immettere nella vita della Chiesa nuove energie spirituali, nuovi impulsi soprannaturali, nuova disponibilità operativa, per fare la verità nella carità e rinnovare il cuore dell’istituzione che soffre continui scadimenti d’amore? Dio, a priori, si fida degli uomini: non giudica i loro difetti e tradimenti, ma chiede un supplemento di passione e di compassione per vincerli. Gesù ha affidato a uomini la sua Chiesa pur sapendo che da subito sarebbe stato tradito. Le difficoltà del tempo sono specchio di una crisi che è spirituale e che attraversa anche gli uomini di Chiesa: disperare non serve. Lo ha ricordato ancora il Pontefice richiamando il valore di una cultura della Pentecoste oggi. Quanto va accadendo deve certo interrogarci, ma più che scandalizzarsi bisogna non rinviare la prima e la più importante delle riforme nella Chiesa: quella interiore, della sua anima. Senza questa azione qualunque altra riforma strutturale o il ricambio di uomini e di strategie pastorali non saranno efficaci e duraturi.
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