sabato 23 marzo 2013
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​Quando un uomo come monsignor Giovanni Nervo se ne va al dispiacere per la perdita si abbina istantaneamente la consapevolezza e gratitudine per il dono e la conoscenza di una persona che ha investito tutta la vita per la carità vissuta nella prassi, ma ancor di più nell’opera pedagogica per una cultura della carità evangelica applicata anche alla vita civile. Essere uomo ed essere prete era per monsignor Nervo un impegno di vita unico. Così lo ha ricordato nelle sue prime parole il vescovo di Padova, Antonio Mattiazzo, che lo ha definito «figura emblematica» sia sul piano della vita ecclesiale che civile. Così la Fondazione Zancan - una seconda figlia di Nervo dopo Caritas italiana - sottolinea l’immenso patrimonio di idee che ci lascia: «Con la sua grande fede e cultura, con una vita spesa per la giustizia, la solidarietà, la carità, la pace, ci lascia una testimonianza stupenda di vita. È nato povero, è vissuto povero, è morto povero, in una povertà che lui ha sempre considerato ricchezza, perché, diceva, gli lasciava una grande libertà. Il Vangelo e la Costituzione sono sempre stati i capisaldi su cui costruiva un rapporto umano profondo con tutte le persone, di ogni estrazione sociale e cultura. Sui problemi concreti delle persone, diceva, non si può non essere d’accordo e si possono superare tutte le barriere culturali e ideologiche».E monsignor Giuseppe Zanon, delegato per il clero della diocesi di Padova, afferma «Penso di interpretare i sentimenti dell’intero presbiterio di Padova ringraziando il Signore per il grande dono che ci ha concesso di averlo fratello. In lui abbiamo sentito un compagno di viaggio, che ha vissuto con molta modestia un ruolo straordinario nella vita ecclesiale e sociale. Ci ha camminato a fianco e davanti, non di sopra. Possiamo vedere realizzato in lui quel modello di prete che abbiamo cercato di disegnare nelle tappe del cammino di questo decennio». «Un uomo sorridente, innamorato della Carità che ha fatto matura nella Chiesa italiana la bellezza della carità – lo ricorda don Luca Facco, direttore di Caritas diocesana di Padova –. Un uomo che ha saputo interpretare lo stile e il soffio del Concilio, che ha saputo innovare e spingere la Chiesa tutta a diventare ed essere segno di Carità. Ha accompagnato ed educato intere generazioni a impegnarsi avendo come faro la Costituzione e il Vangelo». L’Eucaristia di ringraziamento e di commiato, presieduta da Mattiazzo, sarà celebrata lunedì alle 10 in Cattedrale a Padova. Oggi e domani la camera ardente all’Opera della Provvidenza è aperta dalle 8 alle 20.
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