venerdì 14 febbraio 2014
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Giada e Luca "Cerchiamo di mettere Dio al centro del nostro rapporto" di Elisabetta LomoroDavanti all’urna di san Valentino i fidanzati lasciano una rosa come vuole la tradizione che lega quel fiore al protettore degli innamorati. Ogni anno in centinaia si ritrovano nella Basilica di San Valentino a Terni per la festa dei fidanzati che si sposeranno entro l’anno, per rinnovare la promessa d’amore nella domenica che precede il 14 febbraio. Molti oggi condividono la festa in piazza San Pietro con papa Francesco. Tra loro anche Giada Maturi e Luca Berretta, 26 e 27 anni che si sposeranno l’11 maggio a Terni. «Ci siamo conosciuti 12 anni fa partecipando ai campi scuola parrocchiali – racconta Giada – e frequentiamo da anni l’Azione cattolica. Ci siamo fidanzati nove anni fa a Loreto e abbiamo partecipato alla Gmg a Colonia. Stando insieme da moltissimo tempo, siamo cresciuti maturando un rapporto molto saldo. Abbiamo avuto alti e bassi, ma abbiamo cercato di affrontare le difficoltà e le gioie che la vita ci ha donato, anche con l’aiuto dei genitori, cercando di affidarci a Dio e alla Provvidenza». Due giovani impegnati con l’Ac nella formazione dei ragazzi; impegno che ha segnato la loro unione: «Abbiamo cercato sempre di vivere la nostra fede e di mettere Dio nel nostro rapporto – aggiunge Giada – e questo ci ha aiutato a camminare passo passo e a gioire delle piccole cose».«Un anno fa, proprio il giorno di san Valentino, ho chiesto a Giada di sposarmi – ricorda Luca –. È un passo importante nel cammino di fede, perché crediamo che il matrimonio sia un sacramento di unione tra due persone e una vocazione, soprattutto in questo momento di crisi». «Ora stiamo seguendo gli incontri prematrimoniali – conclude Giada – che ci hanno aiutato a riflettere sulla differenza tra l’innamorarsi e l’amore vero tra due persone. L’innamoramento si ha inizialmente, quando tutto è bello e poi c’è l’amore che ti porta ad accettare l’altro con pregi e difetti. Abbiamo sperimentato il vero amore, per questo ci sposiamo».

Miriam e Marco - "Abbiamo scelto la vocazione che si porta all'Eternità" di Andrea GalliMiriam Del Sarto e Marco Ferrari. Trent’anni, entrambi di Massa. Sono loro i fidanzati che domani parleranno di fronte al Papa, a nome degli altri ventimila presenti in piazza San Pietro. Una “elezione” la loro nata per caso, da un articolo che hanno scritto sul quotidiano locale Vita Apuana poi ripreso dal settimanale Toscana Oggi. «Non rubateci la speranza, vogliamo una famiglia!» si intitolava il pezzo in cui i due parlavano del loro incontro lo scorso anno, il 9 marzo 2013, a un corso di formazione politica della diocesi e della decisione di sposarsi presa solo sei mesi dopo. Una scelta nata in un «clima non favorevole alla nascita di nuove famiglie», sia perché di aiuti alle giovani coppie da parte delle istituzioni se ne vedono pochi, sia perché, hanno raccontato sempre i due, «molti ci hanno consigliato di aspettare e di conoscerci meglio, altri ci hanno raccomandato di provare l’esperienza della convivenza prima del matrimonio. Oppure di vivere insieme senza matrimonio, perché si vive bene lo stesso!». Sguardi e giudizi umani, troppo umani viene da dire, mentre per Marco e Miriam sposarsi «è una vocazione che richiama all’Eternità, che non si esaurisce in questo mondo ma eleva al cielo ogni nostro sacrificio come un’oblazione». Lui oggi è praticante legale, lei lavora in una ditta di arredamento della città. Storie che non si sono incrociate per trent’anni, nonostante si siano dipanate nella stessa piccola città. E quando si sono incrociate è stato, dice Marco, «come se fosse apparso un raggio di sole in una giornata un po’ uggiosa». Il loro fidanzamento è maturato in fretta, un seme in gettato una terra buona, ovvero la parrocchia frequentata da Miriam, San Sebastiano, guidata da don Daniele Ferrari. Ma non è stato l’unico aiuto speciale della Provvidenza. Per Marco c’è stato a 22 anni anche il ritorno a una fede vissuta da bambino e poi abbandonata. Il tutto grazie a una confessione con il sacerdote a cui faceva da chierichetto e che ora è il vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello, monsignor Guglielmo Borghetti.Eleonora e Giacomo - "Siamo fragili ma certi che Qualcuno ci guida"

Siamo Giacomo ed Eleonora, 26 anni, laureati a maggio e lo scorso ottobre abbiamo deciso di sposarci. Ripensando a questa strada, fatta di volti appartenenti a un luogo preciso, la Chiesa, possiamo solo riconoscere che, in un mondo dove tutto dice l’opposto e dove il rapporto amoroso è spesso provvisorio e disimpegnato, fin dallo schianto dell’innamoramento è nato in noi il desiderio, fragile e iniziale, di una vita insieme.Degli anni dell’università potremmo raccontare mille fatti: belli, brutti, spesso faticosi, dalla gelosia a tutte le fastidiose diversità dell’altro; ognuno fondamentale perché ha permesso che il giudizio su questo rapporto crescesse e si radicasse.Ma niente ci ha messi alla prova come la scelta definitiva del matrimonio. Infatti fino al giorno della "proposta ufficiale" ci siamo trovati inquieti, impazienti di fronte a una situazione che si imponeva come attesa. Ci ha stupito vedere che il passo che da tempo ci eravamo indirizzati a prendere fosse sempre a rischio di diventare scontato, quasi ovvio, quasi una cosa in mano nostra, tanto da creare a volte un imbarazzo. Allora ci siamo trovati a fare i conti con tutte le obiezioni del momento storico in cui viviamo: il lavoro, i soldi... Ma proprio questa circostanza ci ha rimesso davanti alla domanda decisiva: a chi stiamo dicendo di sì? Saremo capaci di sostenere da soli il nostro amore e la nostra vita? No.Proprio questa certezza fonda la ragionevolezza del nostro matrimonio cristiano: la certezza che c’è Qualcuno che ha guidato il nostro cammino, che ci ha dati l’uno all’altra per ricordarci di questo ogni giorno, per rimanere in Lui. Solo il suo rimanere può giustificare, può sostenere una scelta così: la scelta di due peccatori, limitati come tutti, che per stare con Lui, per rispondere a Lui, decidono di stare insieme tutta la vita. Fragili ma certi ci affidiamo all’abbraccio del Papa e della Chiesa.

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