venerdì 13 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Papa Francesco torna a parlare del «crescente ruolo delle donne nella Chiesa». E non si tratta di «femminismo» ma di «corresponsabilità» che è «un diritto di tutti i battezzati». Nell’Aula Paolo VI ieri, di fronte alle 900 consacrate giunte a Roma per la 20ª Assemblea dell’Unione internazionale delle Superiore generali, il Pontefice risponde a una delle sei domante poste dalle religiose in cui si presenta la questione dell’apertura alle donne del diaconato permanente. E Francesco spiega che «sì», è «utile» costituire «una Commissione ufficiale che possa studiare» il tema. Durante il lungo colloquio al centro dell’udienza il Papa ricorda che il ruolo delle diaconesse nella Chiesa primitiva non risulta tuttora delineato. Racconta che qualche anno fa aveva parlato della materia con un «buon, saggio professore». «Che cos’erano questi diaconi femminili?», aveva comandato Bergoglio al docente. «Avevano l’ordinazione o no?». «Era un po’ oscuro», aggiunge adesso. «Qual era il ruolo della diaconessa?». Da qui la proposta del gruppo di esperti che esamino il diaconato femminile perché, sottolinea, «sarebbe bene per la Chiesa chiarire questo punto». Già nel 2003 la Commissione teologica internazionale aveva affrontato l’argomento nel documento Il diaconato: evolu- zione e prospettive. Il testo, approvato all’unanimità e la cui pubblicazione era stata autorizzata dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Joseph Ratzinger, conteneva un intero paragrafo sul “ministero delle diaconesse” in cui si evidenziava che questo ministero «è veramente esistito» anche se «non era inteso come il semplice equivalente femminile del diaconato maschile». Lo scorso ottobre, durante il “secondo” Sinodo dei vescovi sulla famiglia, il tema era entrato nelle discussioni dei Circoli minori. «Il diaconato femminile – aveva riferito l’arcivescovo di Ancona- Osimo, il cardinale Edoardo Menichelli, durante un briefing con i giornalisti – è stato accennato, non è scartato, è in attenzione, ma è un problema con risvolti teologici». E aveva illustrato l’indicazione di inserire le donne in «ruoli di decisione nella Chiesa». È quanto ribadito ieri da Francesco quando, nel corso dell’udienza, spiega che «la Chiesa ha bisogno ulteriore che le donne entrino nel processo decisionale» con incarichi di responsabilità anche in Vaticano, nei casi in cui non sia prevista la giurisdizione connessa all’ordine sacro. Perché – avverte– lo sguardo di una donna può contribuire ad arricchire sia la fase di elaborazione di una decisione, sia quella esecutiva. Le religiose chiedono a Francesco se ci sia anche la possibilità di tenere l’omelia nella Messa. Il Papa distingue tra la predica durante una liturgia della Parola – che può essere svolta anche da una donna, consacrata o laica – e la liturgia eucaristica nella quale l’omelia è legata a colui che preside la celebrazione, ossia il sacerdote. Quindi Bergoglio esorta a stare in guardia da due tentazioni: quella del «femminismo» e quella tante volte stigmatizzata del «clericalismo» che si verifica quando i sacerdoti pretendano di guidare da soli le parrocchie, senza stimolare la sinodalità e la collaborazione, spalleggiati da laici che per comodo si lasciano «clericalizzare». Di fronte al lavoro di riforma in molte Congregazioni o Istituti e alle possibili difficoltà di natura canonica, il Papa si dice incline ad apportare piccole modifiche alla legge della Chiesa, purché – precisa – ciò sia sempre il risultato di un approfondito discernimento. Severe le parole con le quali Francesco si sofferma su quella sorta di “mercato” cui talvolta si assiste in occasione della richiesta di contributi per i sacramenti. E sollecita la vita religiosa a custodire il valore della povertà che protegge da errori e derive. Poi una risposta a chi definisce «attiviste sociali» le suore impegnate fra gli ultimi. Certamente ogni consacrata – osserva Bergoglio – deve avere una vita mistica, ma ciò non vuol dire essere una «mummia». Se il carisma chiede di servire, bisogna farlo, nonostante il rischio di malelingue o calunnie. © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: