domenica 1 maggio 2016
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Forse a molti pellegrini di oggi il suo nome non dice molto. Eppure hanno lo stesso un debito molto importante nei confronti di Pia Compagnoni, la guida di Terra Santa per antonomasia, scomparsa domenica scorsa a Milano all’età di 87 anni. Nata a Poschiavo in Svizzera nel 1929, consacrata nel-l’istituto secolare della Compagnia di San Paolo, Pia Compagnoni è stata per tanti anni un volto vivente del Concilio Vaticano II. L’aveva vissuto in prima persona a Roma, frequentando la sala stampa dove la sua conoscenza del tedesco fu una risorsa preziosissima. Ma del Concilio aveva poi portato soprattutto lo spirito dentro i Pellegrinaggi Paolini, l’iniziativa della Compagnia di San Paolo che proseguiva il solco tracciato a Milano con i suoi viaggi dal beato cardinale Andrea Carlo Ferrari. Nel segno della riscoperta della Parola di Dio e del dialogo ecumenico (vissuto da lei anche all’interno del Sae) la vita di Pia Compagnoni si era indirizzata sempre più chiaramente verso Gerusalemme, fino alla scelta di andare a risiedere là. Per trent’anni ha accolto personalmente migliaia di pellegrini sulla strade dei Luoghi Santi; ma è stata guida anche per tanti altri attraverso i suoi libri, così pieni dei piccoli dettagli che osservati in Terra Santa aiutano a riascoltare il Vangelo in tutta la sua freschezza. Un esempio per tutti: nel suo libro Il Paese dello splendore ricollegava l’immagine del Buon Pastore alla struttura degli ovili della Terra Santa: «Una sola porta, bassa e stretta, permette alle pecore di entrare, a una a una, per essere più facilmente contate dal pastore. Ma i pastori beduini non sanno contare, come faremmo noi, sottolineando il valore del numero. Le conoscono per nome, conoscono di ogni pecora una particolarità». Esattamente come dice Gesù presentandosi come il Buon Pastore. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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