giovedì 25 luglio 2013
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Dopo l'abbraccio di centinaia di migliaia di fedeli al Santuario di Aparecida, Papa Francesco è entrato nel cuore del dolore umano. Un angolo di Rio de Janeiro che definisce come "un particolare santuario della sofferenza umana, qual è l'Ospedale San Francesco di Assisi". Qui il Papa ha ricordato il santo di cui porta il nome: "Il giovane Francesco abbandona le ricchezze e le comodità del mondo per farsi povero fra i poveri". Non solo: c'è un momento chiave nella storia di San Francesco d'Assisi, ed è "quando ha abbracciato un lebbroso". Perché "in ogni fratello e sorella in difficoltà, noi abbracciamo la carne sofferente di Cristo. Oggi, in questo luogo di lotta contro la dipendenza chimica, vorrei abbracciare ciascuno e ciascuna di voi".Il Papa, seduto su una sedia di legno chiaro, semplicissima, appena levigata e confezionata per lui da un ex tossicodipendente, parla davanti ai ragazzi che combattono contro la dipendenza. Un argomento al quale è sempre stato sensibilissimo, anche quando era arcivescovo di Buenos Aires e andava in visita nei barrios più poveri della capitale argentina, dove i ragazzi sono martorizzati dalla droga dei poveri: il "paco". Un veleno responsabile di una strage silenziosa. Importante questo appuntamento della Gmg, simbolico il gesto di inaugurare il Polo di attenzione integrale alla salute mentale (Pai), dell’ospedale São Francisco na Providência de Deus de Tijuca, nel nord di Rio de Janeiro. Un’oasi di pace incastonata tra le favelas di Borel e Formiga. L’emozione è palpabile all’ospedale carioca. Per tutto il giorno sono state sistemate le bandiere bianco-gialle intorno al piccolo podio allestito nel cortile, appena dietro il nuovo polo, il Pai, che, non a caso, porterà il nome di Papa Francesco. Una cerimonia di inaugurazione semplice: oltre al discorso del Pontefice, c'è stato il saluto dell’arcivescovo di Rio, dom Orani Tempesta, del direttore, frate Francesco Bellotti e del coordinatore del progetto e vicario della pastorale della carità, padre Manoel del Oliveira Manangão. Per tutti, medici, funzionari, pazienti è un sogno che si avvera, anche grazie al sostegno della Chiesa italiana: la Cei ha dato un contributo di 1 milione di euro. "Abbracciare. Abbiamo tutti bisogno di imparare ad abbracciare chi è nel bisogno, come San Francesco", ha proseguito il Papa nel suo discorso. E poi un affondo nella piaga della droga. "Ci sono tante situazioni in Brasile, nel mondo, che chiedono attenzione, cura, amore, come la lotta contro la dipendenza chimica. Spesso, invece, nelle nostre società ciò che prevale è l’egoismo. La piaga del narcotraffico, che favorisce la violenza e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di tutta la società. Non è con la liberalizzazione dell'uso delle droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America Latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica".È necessario, ha continuato il Papa, "affrontare i problemi che sono alla base del loro uso, promuovendo una maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita comune, accompagnando chi è in difficoltà e donando speranza nel futuro". Abbracciare non è sufficiente, ha ammonito il Papa. "Tendiamo la mano a chi è in difficoltà, a chi è caduto nel buio della dipendenza, e diciamogli: Puoi rialzarti, puoi risalire, è faticoso, ma è possibile se tu lo vuoi". Poi, rivolgendosi agli ex tossicodipendenti presenti all'inaugurazione, ha esortato: "Vorrei dire a ciascuno di voi, ma soprattutto a tanti altri che non hanno avuto il coraggio di intraprendere il vostro cammino: Sei protagonista della salita; questa è la condizione indispensabile! Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare, ma nessuno può fare la salita al tuo posto. Ma non siete mai soli! La Chiesa e tante persone vi sono vicine. Non lasciatevi rubare la speranza! Ma vorrei dire anche: non rubiamo la speranza, anzi diventiamo tutti portatori di speranza!". 
Infine, un riferimento all'intensa mattinata trascorsa ad Aparecida: "Questa mattina, al Santuario di Aparecida, ho affidato ciascuno di voi al suo cuore. Dove c’è una croce da portare, lì accanto a noi c’è sempre Lei, la Madre. Vi lascio nelle sue mani, mentre con affetto benedico tutti".
La tossicodipendenza in America Latina è una vera e propria emergenza: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il 3 per cento della popolazione brasiliana è dipendente da stupefacenti chimici. In particolare crack e il suo ancor più letale derivato, l’oxy: ne abusano oltre due milioni di persone. La metà è concentrata nel Sud del Paese. Nella sola Rio de Janeiro, i giovani sfregiati dal crack sono 6mila. I posti negli ospedali pubblici per assisterli, però, sono a malapena una ventina. Il Pai offrirà subito 70 nuovi letti nella prima struttura specializzata nella cura delle dipendenze chimiche ma aperta anche ad altre forme di sofferenza mentale. Il Pai non è un ospedale psichiatrico ma un tassello fondamentale del grande programma di reintegrazione dei giovani dipendenti ideato dall’arcidiocesi carioca. Che riunisce le 22 comunità di recupero cattoliche e il lavoro “in strada” di associazioni e movimenti in un’unica rete, con tanto di base di dati, avviata già da un mese e mezzo. Al termine della visita all’ospedale di San Francesco, dove ha inaugurato il reparto per il recupero dei tossicodipendenti, il Papa ha avuto un pensiero anche per i giovani italiani. «Cari italiani – ha detto – so che siete riuniti a Maracanazinho insieme a tanti brasiliani, figli di italiani. Fidatevi di Cristo, ascoltatelo, seguitelo. E’ lui la nostra speranza.Domani a Copacabana  sarà l’occasione per approfondire questa verità».Le parole del Papa sono state trasmesse in Italia in diretta dalla Rai quando era da poco passata mezzanotte e mezza. Il collegamento è avvenuto nel corso della festa, cui erano presenti quasi tutti gli 8mila giovani giunti dall’Italia. La Cei ha contribuito alla ristrurazione dell’ospedale San Francesco di Rio de Janeiro e ha donato le copie della statua della Madonna di Loreto e del Crocifisso di san Damiano che sono state collocate all’interno della struttura sanitaria. Alla visita del Papa all'ospedale era presente anche il cardinale presidente della Cei, Angelo Bagnasco. (Mimmo Muolo)
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