venerdì 14 febbraio 2014
​Müller, Scola e Sequeri alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale per l'inaugurazione dell'Anno accademico.
Il testo integrale della Lectio magistralis del prefetto Müller
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È stata un’inaugurazione in grande stile quella dell’Anno acca­demico della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, che si è tenuta ieri a Milano. In una sala convegni gremita è stato l’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e cardinale nel prossimo Concistoro, a te­nere una lectio magistralis intitolata «Alcune sfide per la teologia nel­l’orizzonte contemporaneo».

A introdurlo, di fronte al corpo accade­mico al completo, è stato per primo monsignor Pierangelo Sequeri, preside della Facoltà, che ha esordito dicendo che «la congiuntura at­tuale non rende agevole il compito della teologia nella Chiesa e nel mondo, se mai è accaduto», ma «come dice il poeta, proprio là dove c’è il pericolo cresce anche ciò che salva». E al ringraziamento rivol­to a studenti, docenti e personale della facoltà, ai quali è chiesta «u­na speciale misura di dedizione e sacrificio personale», ha unito quel­lo verso la città che ospita la Facoltà, in una sede che spicca per bel­lezza e imponenza, e quello verso le diocesi che la sostengono. Scola ha quindi ricordato, con le parole di papa Francesco nell’E­vangelii Gaudium, che «le università sono un ambito privilegiato per pensare e sviluppare l’impegno di evangelizzazione in modo inter­disciplinare e integrato», compito affidato in pieno anche a una Fa­coltà teologica. E il «pensare» richiamato da Francesco è essenziale essendo l’annuncio del Vangelo «l’offerta alla libertà di ogni uomo di ogni tempo della verità sull’uomo e sul cosmo».

Da questo presupposto si è mossa anche la dissertazione di Müller – che ha richiamato «la sincera amicizia e di lunga data» che lo lega a Scola –, una riflessione su una «duplice tensione»: quella a «a scopri­re come Dio ha già riconciliato con sé l’umano che vive nella Chie­sa » e quella «a riconoscere come questa riconciliazione si offre oggi all’umano che vive intorno a noi». Dopo aver delineato alcune ca­ratteristiche negative che contrassegnano l’uomo occidentale con­temporaneo – assenza di vincoli stabili, mancanza del senso di ap­partenenza alla storia, difficoltà a guardare il futuro con fiducia e spe­ranza – il presule si è soffermato sul rapporto tra la riflessione teolo­gica e le pressioni della «società plurale». Pressioni che provengono dai media e da «mentalità non compatibili coi contenuti autentici del­la fede».

Müller ha sottolineato che la retta teologia non è questione di singoli, «professori, pastori, gruppi di opinione», ma «è questione “della Chiesa”, è affare di tutti e di tutti coloro che testimoniano un reale sensus fidei et Ecclesiae, poiché non vi è Chiesa senza fede apo­stolica e non vi è fede apostolica al di fuori dei luoghi che “fanno” la Chiesa».​

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