giovedì 14 ottobre 2010
Nella città che da oggi ospita la «Settimana sociale dei cattolici italiani» attese e umori contrastanti. Gli studenti universitari vedono pochi sbocchi, molti sono rassegnati ad emigrare al Nord. Ma c’è un nucleo attivo che tenta di rendere concreta la speranza di tutti.
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«Un posto di lavoro nello Stato», «trovare la persona giusta» o semplicemente «andarmene di qui». È l’agenda di speranza di Antonio, Patrizia e Giuseppe. Solo Demetrio ci pensa un po’ e sfodera un «diventare santo» che spiazza, ma poi scopri che quella del ventiduenne appena tornato da Pavia è davvero un’altra storia. I teen ager che nella notte si accalcano intorno al B’art e affogano nei loro mojito le incertezze comuni a tanti giovani del Sud sanno ben poco delle Settimane Sociali. Il pub techno-fashion è il bar del teatro Cilea dove oggi si aprirà la rassegna e i manifesti sono ovunque, ma i decibel della movida spazzano via anche la curiosità. Stessa musica al Gatto Matto, in piazza San Giorgio, che è la versione reggina di Campo dei Fiori quanto meno per numero di birre consumate, e tra i giovanissimi che malgrado gli scrosci di pioggia non abbandonano piazza De Nava e le panchine del Castello aragonese, rimasto in piedi dopo il disastroso terremoto del 1908. Marco Schirripa, 23 anni e il sogno di diventare magistrato, ci accompagna sul lungomare Falcomatà. Il più bel chilometro d’Italia, diceva D’Annunzio. Effettivamente, non riesci a distogliere lo sguardo da quella collana di luci srotolata nel buio, oltre le onde, tanto che ti sembra di poter accarezzare Messina: «Come si fa a lasciare questa terra? – commenta il giovane – E come si fa a restarci?».Se lo chiedono tutti i giorni gli undicimila studenti della Mediterranea. L’ateneo di Reggio è sorto nel 1968, quando ci si poteva permettere ancora di assumere professori, e tanti, per insegnare ciò che nessuna impresa avrebbe messo in pratica. «Assunzioni bloccate – ammette il direttore amministrativo Antonio Romeo –, ora puntiamo su Ingegneria sismica, Urbanistica, Diritto del turismo e Scienze agrarie, per valorizzare il made in Reggio». Eccellenze cercansi: si spera di aver la stessa fortuna di Paolo Boccotti. Negli anni Novanta, il cacciatore di onde scoprì che quelle dello Stretto riproducevano un modello matematico; nacque così il laboratorio di ingegneria marina Noel, che effettua in mare i test sui prototipi di off shore che altrove sono esaminati all’interno di immense vasche ipertecnologiche. Ma quella di Scilla e Cariddi è, appunto, eccellenza. Pur tralasciando i laureati di primo livello che solitamente proseguono gli studi (ma vorrà pur dire qualcosa se qui lo fa l’83% contro il 57% di media nazionale), secondo Alma Laurea a un anno dalla laurea solo il 38% (media nazionale: 57%) ha trovato un lavoro (il 19% di Giurisprudenza), il 47% lo cerca (26%) e il 16% continua la formazione (18%). Per chi ha speranza c’è il progetto Policoro: ha promosso in diocesi 12 imprese giovanili, sei delle quali ancora attive. «In passato il Comune ha cofinanziato con successo la creazione di 300 posti. Ora incentiviamo gli investimenti giovanili nel turismo – spiega l’assessore alle Politiche giovanili Demetrio Porcino –, ma serve un provvedimento nazionale». Nell’attesa, l’agenda della propria vita la si scrive altrove, come attestano le statistiche Svimez sull’emigrazione, che non si è mai arrestata. Non si parte più con la valigia di cartone ma con una laurea in tasca, esattamente come hanno consigliato di fare ad Alfredo Pudano, 110 e lode in Ingegneria, tre master e pubblicazioni in Cina sulla domotica. Il suo assegno di ricerca – 15.000 euro annui – è terminato. Non è il solo precario sulla soglia del licenziamento ma, dice, «il mio fine è l’insegnamento, l’Università è il mezzo: ho studiato tanto per aiutare il mio territorio e non mi arrendo».In realtà, se il suo cervello non fuggirà da Reggio, lo si deve ad Attendiamoci, una onlus che ha elaborato, partendo dall’esperienza di don Valerio Chiovaro, oggi responsabile nella pastorale universitaria, un progetto formativo per i giovani dai 14 ai 35 anni – 40.000 secondo il Comune – e ora mette a frutto professionalità come quella di Alfredo per orientare i ragazzi nelle scelte di vita e lanciare nuove imprese. Come il Villaggio dei giovani, un centro di soggiorno educativo sorto sulla spiaggia di Gebbione utilizzando beni confiscati alla ’ndrangheta.Attendiamoci è anche nei pub della movida, dove i volontari più giovani propongono ai coetanei "dieci regole per la felicità" che non contemplano la fuga. Demetrio Maltese, un metro e novanta di muscoli allenati alla kickboxing, è entrato così nell’associazione: «Non andavo più in parrocchia e mi ero trasferito a studiare a Pavia. Sono tornato per partecipare al programma formativo. Ci muove il desiderio di ridare speranza alla nostra terra e assomigliare sempre di più a Cristo. In questo senso voglio diventare "santo". È difficile, ma ’ncià mentimu tutta».
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