sabato 26 marzo 2016
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Tra il Bosco Verticale e piazza Gae Aulenti si ricorda il dramma di Aleppo MILANO «Siamo convinti che in alcuni momenti della storia la Chiesa può vivere anche senza le chiese e gli edifici: la cosa importante è che ci sia una Chiesa fatta di uomini resi vivi dalla resurrezione di Gesù. Questo è sufficiente per riprendere ». Così scrive padre Ibrahim Sabbagh, parroco di San Francesco in Aleppo, in una delle lettere circolari inviate ad amici e benefattori dalla città siriana straziata dalla guerra, per dare voce ai patimenti, ma anche all’impegno di pace, dialogo e perdono della comunità cristiana locale. Quelle parole, con altre sgorgate dalla testimonianza del religioso, sono state offerte alla meditazione delle 400 persone che hanno partecipato alla Via Crucis svoltasi ieri, in pausa pranzo, in uno dei luoghi emblematici della Milano che cambia: piazza Gae Aulenti. Qui, all’ombra dei grattacieli delle archistar, dove i milanesi amano passeggiare, incon-trarsi, fare shopping, un gruppo di lavoratori – tutti impiegati in uffici e servizi in Zona Garibaldi – ha proposto per il terzo anno una Via Crucis. Con loro, i frati minori del vicino convento di Sant’Antonio. Stavolta, a intrecciarsi col Vangelo della Passione, le parole di fra’ Ibrahim per una «Via Crucis con i cristiani siriani» che ha richiamato persone d’ogni età. Adulti e giovani in maggioranza: lavoratori, ma anche coppie con i loro bimbi. A condividere un gesto che ha portato la Chiesa fuori dalle chiese, fuori dai luoghi del sacro, per abitare i luoghi della vita quotidiana. Com’e piazza Gae Aulenti, ai piedi della Torre Unicredit di César Pelli, uno degli edifici più alti d’Italia, dove si è conclusa la «Via Dolorosa »; come la «passeggiata Luigi Veronelli », dove sotto il «Bosco Verticale» di Stefano Boeri il rito ha preso il via. Luoghi del consumo e dello svago, per folle di milanesi e turisti. Luoghi di lavoro, servizio, fatica per migliaia di persone. Ma anche luoghi d’amicizia e condivisione di un cammino di fede per quei lavoratori che, tre anni fa, proposero ai frati di vivere insieme la Via Crucis, il Venerdì Santo, non più solo nella chiesa del convento, ma in piazza Gae Aulenti. Luoghi di testimonianza. Nella città. Fuori dalle chiese. Per dare voce – stavolta – a chi le chiese non le ha più, perché rase al suolo dalle bombe e dall’intolleranza. Eppure: «La cosa importante è che ci sia una Chiesa fatta di uomini resi vivi dalla resurrezione di Gesù. Questo è sufficiente per riprendere», scandisce il lettore. Quella Chiesa c’è. E questo basta per ripartire. Anche qui, ai piedi delle nuove cattedrali del capitale e della tecnologia, dove i marchi delle «griffe» che si contendono i pregiati spazi commerciali ancora una volta fanno da sfondo alla «Via Dolorosa». Stavolta, «in comunione con i cristiani di Aleppo», spiega ad Avvenire, al termine del rito, padre Francesco Ielpo, a nome del Commissariato di Terra Santa della Lombardia. «Il loro dramma è il nostro dramma. Che non possiamo condividere in modo sentimentale. Si tratta invece di riscoprire come possiamo vivere ogni circostanza della nostra esistenza – loro ad Aleppo, noi a Milano – nella sua verità e pienezza di senso. Questo gesto pubblico, in cammino nella compagnia del Crocifisso, ancor più in questo tempo di smarrimento, vuole dire al mondo dove si fonda la nostra speranza». Tutto nasce dall’iniziativa di questo gruppo di lavoratori e amici, sottolinea padre Ielpo. «Tre anni fa eravamo una quarantina, sotto il Bosco Verticale, all’inizio del rito. Man mano che si procedeva, c’era chi si faceva un segno di croce, al nostro passaggio, e chi si univa a noi. Alla fine eravamo 200. L’anno scorso l’abbiamo riproposta, ed eravamo 400. Senza alcuna pubblicità». Così quest’anno. Con l’aiuto del sussidio preparato per la Colletta del Venerdì Santo, si è rinnovato l’invito alla solidarietà orante e materiale verso i cristiani di Terra Santa. Ma si è pregato anche per le vittime di Bruxelles, per le ragazze morte nell’incidente in Spagna. E si sono ricordati gli oppressi di ogni popolo e fede. Perché nulla e nessuno esclude, l’abbraccio del Crocifisso Risorto. Né persone, né luoghi, né storie. © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO. La preghiera di ieri ai piedi dei grattacieli delle archistar
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