mercoledì 15 aprile 2015
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È una questione di sguardi. Quale attrazione poteva suscitare su un giovane gaudente il volto di un uomo inchiodato sulla croce? Eppure il Crocifisso di San Damiano fu fatale a Francesco d’Assisi che nel 1206 ne rimase così conquistato da vederlo «muovere le labbra». Sarà per via di quegli occhi grandi, più grandi in proporzione al viso, ma il Cristo di quella croce sembra sempre sul punto di dirti qualcosa e dopo ottocento anni non ha perso il suo fascino. Al punto che la Chiesa italiana lo dona, insieme alla Madonna di Loreto, come simbolo dei giovani italiani al paese ospitante la Gmg sin dal lontano 1987 a Buenos Aires. La novità di quest’anno è che prima di approdare in Polonia, alla Giornata mondiale della gioventù di Cracovia del 2016, i due segni attraverseranno le diocesi italiane. Un pellegrinaggio che partito lo scorso 30 marzo da Albano, nel Lazio, si concluderà a Roma il 20 marzo dell’anno prossimo, nella Domenica delle Palme. «I giovani italiani saranno invitati a guardare negli occhi questo Crocifisso ma anche a farsi guardare», spiega fra Simone Tenuti, responsabile del Centro francescano giovani di Assisi, che ha collaborato al sussidio di accompagnamento a quest’iniziativa. «Questa croce – continua il francescano – richiama inevitabilmente l’esperienza di san Francesco. È un Gesù crocifisso, ma vittorioso, già risorto, come testimoniano quegli occhi aperti. Se anche le questioni che agitano i giovani sono diverse nelle varie regioni d’Italia, tutti i ragazzi, anche quelli del mondo, dinanzi a questo Crocifisso saranno accomunati dalle domande più profonde dell’uomo di ogni tempo: chi sono io? E che cosa sarà di me? Sono in fondo gli stessi interrogativi del giovane Francesco in preghiera davanti a quest’icona. Se come il santo si lasceranno guardare dal Cristo e sapranno mettersi in ascolto anche i ragazzi di oggi potranno scoprire che Gesù è davvero una presenza viva». Le Fonti Francescane riferiscono che il Poverello quasi perse i sensi nel sentirsi chiamato per nome: «Francesco, va’, ripara la mia casa…». C’è bisogno di mettersi in marcia spiega fra Simone: «Il cammino di san Francesco fu lento, non si trattò di una folgorazione. Passò anche lui attraverso crisi quotidiane. La società oggi non aiuta alla gradualità e alla pazienza: è difficile dire ai ragazzi che non si può avere tutto e subito, sia nella vita materiale che in quella spirituale. Ma io trovo che i ragazzi oggi siano assetati di speranza e credo che questo Crocifisso possa loro dare una strada per trovarla». Certo non aiutano i tanti stereotipi con cui nel tempo è stata ridotta la figura di san Francesco, diventato una sorta di ambientalista e animalista convinto o un bonaccione pacifista e new-age che parla con gli uccellini. «È vero – ammette fra Simone – oggi tanti ragazzi conoscono magari solo l’immagine trasmessa dai film con il grave rischio di allontanare il santo da Gesù. Non si può invece comprendere l’esperienza di san Francesco separandolo da Cristo e dal suo Vangelo che volle seguire alla lettera. Ecco perché nel sussidio abbiamo riportato alcuni brani della vita di Francesco e alcune preghiere scritte da lui stesso per liberarlo dai luoghi comuni. Allo stesso modo è un errore considerarlo in contrapposizione alla Chiesa: lui l’ha rinnovata rimanendo al di dentro. L’ha sempre chiamata "la nostra madre Chiesa". Ognuno di noi vuole bene a sua mamma e sa che non è una persona perfetta. Se io scopro che la Chiesa è mia madre che genera la vita della fede, le voglio bene nonostante abbia dei difetti». Nel suo pellegrinaggio il Crocifisso di San Damiano incrocerà anche il volto di tanti "lontani": «Parlerà anche a loro – afferma fra Simone – . Un uomo come Francesco, realizzato e felice fino in fondo, può attrarre chiunque. È il Vangelo che parla al cuore di ogni uomo. Il giovane Francesco poi non era tanto diverso dai ragazzi di oggi. Amava divertirsi, ma pian piano comprese che la vera gioia può donartela solo Gesù vivo. C’è un altro dettaglio del Crocifisso che mi ha sempre colpito. È il collo, ingrossato e sproporzionato. Mi piace pensare come ha spiegato qualcuno che sia nell’atto di soffiare lo Spirito Santo. Insieme agli occhi è un chiaro segnale di un Dio vivo. Di qualcuno cioè che già in questo momento sta facendo qualcosa di grande per te».
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