domenica 3 aprile 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
La Chiesa canadese ribadisce l’impegno a favore dei diritti delle popolazioni autoctone del Canada e la netta distanza con il passato. In due documenti pubblicati dalla Conferenza episcopale e dalla Conferenza dei religiosi del Canada (Crc) si ribadisce che la Chiesa non ha mai avallato il diritto di appropriarsi delle terre appartenute alle popolazioni native e si distacca in maniera precisa dagli abusi commessi in passato. In particolare la Chiesa canadese intende rispondere positivamente all’“Appello all’azione numero 48” della Commissione di Verità e riconciliazione incaricata dal governo di Ottawa di accertare le responsabilità degli abusi e maltrattamenti su oltre 150mila bambini aborigeni sottratti con la forza alle loro famiglie tra il XIX e XX secolo e portati nelle scuole finanziate dallo stato e gestite dalle Chiese cristiane. Un anno fa la Commissione ha pubblicato un elenco di 94 appelli a favore delle popolazioni native. Tra questi il 48° che, appunto, chiede specificamente a ogni confessione religiosa canadese di pubblicare entro il 31 marzo 2016 una risposta ufficiale in cui indicare come intende applicare le norme e i principi della Dichiarazione delle Nazioni Unite del 2007 sui diritti dei popoli indigeni, con riferimento in particolare alla libertà religiosa. Nella sua risposta la Chiesa cattolica canadese ribadisce la politica di appoggio alle popolazioni autoctone messa in atto negli ultimi anni, rompendo con il passato, e impegnando il mondo cattolico a «a camminare insieme ai popoli nativi e costruire così una società più giusta, dove siano coltivati e onorati i loro doni e quelli di tutta la società». Inoltre si ribadisce la volontà di proseguire il lavoro delle scuole cattoliche per ristabilire la verità storica sulle popolazioni native in Canada e quello di promuovere una cultura dell’incontro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: