mercoledì 20 marzo 2013
La fila di gente davanti al confessionale dove il 16enne Bergoglio ebbe la «chiamata». E in questa Basilica tornava sempre, almeno ogni 19 del mese. (di Lucia Capuzzi)
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​«È là, è là..:». La Basilica di San José de Flores è un brulicare di persone. L’ala sinistra, poi, è praticamente assediata. I più piccoli sollevano disperatamente la testa per sbirciare oltre le spalle dei più alti. Mani pietose indicano il confessionale. Il primo, quasi a fianco alla porta. «È questo», mormorano. Già, è questo. Una struttura di legno modesto e solido, come si facevano una volta. Pochi fronzoli. E quell’incisione in latino: «Tollis pecata mundi». È quasi profetico che la storia religiosa dell’allora giovanissimo Jorge Bergoglio sia cominciata qui. Quando, il giorno di primavera (australe) del 1954, l’allora 16enne Jorge entrò nella chiesa come “chiamato” da una forza superiore. Lui stesso ha raccontato, molto tempo dopo, che scese dal bus con cui si stava recando a trovare gli amici e si fermò a San José. Lì si recò direttamente al primo confessionale sulla sinistra. E quando terminò – non disse mai quale sacerdote gli avesse impartito il sacramento – ebbe la certezza che doveva farsi sacerdote. Questo spiega il legame speciale del Papa con la Basilica – l’unica in America Latina dedicata a San Giuseppe – situata nel suo quartiere dell’infanzia, a pochi passi casa sua, in calle Membrillar 531. E dalla piazzetta Brumana, dove trascorreva i pomeriggi giocando insieme al fratello Oscar. «Veniva qui spesso, almeno ogni 19 del mese – racconta Cristina –. Si metteva a pregare in un banco…». Un vincolo di affetto che la gente del barrio (quartiere) ha sempre ricambiato. «Certo che lo conoscevo, tutti lo vedevamo spesso» aggiunge Clara. Per questo la tradizionale celebrazione della festa di San Giuseppe si è trasformata ieri nel “prolungamento” della veglia di Plaza de Mayo. Famiglie intere, giovani, anziani, bambini, non credenti inclusi, si sono riversati dentro le navate austere e scure della Basilica. In omaggio al nuovo Papa, la cui cerimonia di inizio pontificato è avvenuta proprio il giorno di San Giuseppe. Impossibile trovare un posto libero tra i banchi stracolmi. Nemmeno le cappelle laterali sono sfuggite all’assalto per la Messa serale. «È sempre stata affollata ma questa volta…», sospira Federico, che si accuccia per terra, sul pavimento di marmo. Ugualmente introvabili i vecchi programmi stampati, tempo fa, per l’inizio della Quaresima. In cui si legge: «Il 23 marzo alle 19 benedizione solenne delle Palme e Santa Messa celebrata da sua Eminenza Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires». Come negli ultimi quattro anni, il cardinale avrebbe celebrato l’apertura della Settimana Santa a San José. Ora, però, i piani sono cambiati. «Lo sentiremo ugualmente con noi. Ci ha fatto uno splendido regalo officiando la prima Messa nel giorno di San Giuseppe», afferma Marcelo. Non a caso, il foglietto – stavolta recente – con il programma del 19 marzo recita: «Questo è un 19 marzo speciale: un figlio di questa casa, il cardinale Jorge Bergoglio, è stato eletto Papa e, provvidenzialmente, in tale data, comincia a Roma il Pontificato». La grande piazza e gli scalini bianchi sono da sempre un enorme mercato a cielo aperto. Stavolta, però, le tradizionali cianfrusaglie sono state sostituite dalle foto di Papa Francesco, il Pontefice floreño, precisa con una punta di orgoglio Andrés, mentre acquista una stampa. «Non sa quante volte l’ho incontrato da queste parti. Oltre a pregare andava nell’ingresso secondario della chiesa, quello di calle Falcón, per visitare il rifugio per i senza tetto». E i volontari aggiungono: «Entrava come una persona qualunque. E quando ci precipitavamo a salutarlo, diceva: “Continuate pure il vostro lavoro. Anzi, avete bisogno di aiuto?”».
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