giovedì 5 gennaio 2017
Nell’arcidiocesi umbra i punti “spesa” per tendere la mano a chi è toccato dalla crisi economica. Il cardinale Bassetti: così abbiamo tradotto il precetto evangelico di dare da mangiare ai affamati
A Perugia gli empori della solidarietà, opere-segno del Giubileo
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Le diocesi italiane hanno preso alla lettera l’invito che papa Francesco aveva lanciato lo scorso 2 aprile, nel pomeriggio che precedeva la Domenica della Divina Misericordia e che era coinciso con il giorno in cui morì undici anni fa Giovanni Paolo II, il Pontefice della Dives in misericordia. Nella veglia alla vigilia della festa Bergoglio aveva ricordato che la misericordia non va «trattenuta solo per se stessi». È «qualcosa che brucia il cuore e lo provoca ad amare, riconoscendo il volto di Gesù Cristo soprattutto in chi è più lontano, debole, solo, confuso ed emarginato».

Da qui l’auspicio a braccio di fronte alla folla in piazza San Pietro: «Come sarebbe bello se come monumento del Giubileo ci fosse in ogni diocesi un’opera di misericordia, un ospedale, una scuola dove non ce ne sono, una casa per il recupero di tossicodipendenti, un ospizio per gli anziani. Tante cose si possono fare. Pensiamoci e parliamone con i nostri vescovi». Da Nord a Sud della Penisola si toccano con mano oggi i “segni” dell’Anno Santo. Come accade nell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve dove l’opera di carità scelta come lascito del Giubileo si è addirittura moltiplicata per tre. Nel senso che sono tre gli “empori della solidarietà” aperti in questi mesi come impegno alla fraternità scaturito dall’Anno Santo. «La misericordia va tradotta in vita – spiega il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti –. Essere toccati dalla misericordia del Padre significa farci a nostra volta misericordiosi. Fra le opere di misericordia corporale c’è quella di dare da mangiare agli affamati.

Ecco, come insegna il Buon Samaritano, non possiamo voltarci dall’altra parte di fronte ai problemi, al disagio, alle ferite della nostra gente». I tre empori abbracciano il territorio dell’arcidiocesi e sono simili a supermercati di medie dimensioni in cui le famiglie in difficoltà possono fare la spesa “a costo zero”. Attraverso i centri di ascolto della Caritas diocesana viene concessa una “card” che ha un credito sotto forma di punti. La tessera viene ricaricata tenendo conto del nucleo familiare e delle entrate domestiche.

Con la tessera si possono “pagare” i prodotti che sono “prezzati” con un punteggio. Sugli scaffali si trovano soprattutto generi alimentari che sono frutto di eccedenze aziendali, di raccolte e collette, di un accordo con il Banco alimentare e di donazioni di singoli. «La drammatica situazione nella quale si trovano sempre più famiglie della diocesi per la crisi economica – sottolineano dalla Caritas – ci ha spinto ad andare incontro alle nuove povertà. La chiusura di molte realtà produttive e commerciali ha causato la perdita di numerosi posti di lavoro e sono cresciute in modo sensibile le famiglie umbre con un reddito al di sotto della soglia di povertà». Gli empori sono stati realizzati con il contributo dell’8xmille e sono stati protagonisti anche degli spot tv della Cei.

Il primo – inaugurato lo scorso marzo – richiama nel nome proprio il Giubileo: è il punto “Divina Misericordia” nella zona industriale di San Sisto. Durante il taglio del nastro è stato consegnato ai volontari il “grembiule del servizio”. E il vescovo ausiliare Paolo Giulietti ha ricordato che «la Chiesa non è una ong, non gestisce supermercati ma educa alla carità anche grazie a questi luoghi». Il secondo emporio, varato ad aprile, è nell’area di Schiavo di Marsciano. È stato ribattezzato “Betlemme (Casa del pane)” e si rifà alla «piccola bottega di paese» con ambienti accoglienti e ristrutturali. Serve oltre ottanta famiglie e ospita anche un centro di ascolto e una sala polivalente. L’ultimo è l’emporio di Ponte San Giovanni, alla periferia del capoluogo, denominato “Siloe”, dal nome della piscina in cui Cristo ridona la vista al cieco nato.

Oltre duecento le famiglie che vengono accolte dai 65 volontari in una struttura che, come raccontano i coniugi Carlo e Ilaria Cestellini, vuole «restituire dignità e dare sostegno a chi vive in condizioni di povertà accompagnando in un percorso di riscatto ma anche richiamando tutti all’importanza della sobrietà». I tre empori del Giubileo si affiancano a quello creato nel cuore della città – e chiamato “Tabgha” – che si trova all’interno del Villaggio della carità.

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