giovedì 28 marzo 2013
«Cessino immediatamente le violenze e i saccheggi e si trovi quanto prima una soluzione politica alla crisi che ridoni la pace e la concordia». È questo l'appello del Pontefice per un Paese da troppo tempo segnato da conflitti e divisioni.
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«Cessino immediatamente le violenze e i saccheggi e si trovi quanto prima una soluzione politica alla crisi». Forte è arrivato ieri il richiamo di Papa Francesco sulla drammatica situazione in corso nella Repubblica Centrafricana, uno dei Paesi più poveri del continente che ha vissuto domenica l’ennesimo colpo di Stato. Messo in fuga il presidente François Bozizé, il potere è ora nelle mani del leader della coalizione ribelle Seleka, Michel Djotodia.Papa Francesco ha auspicato che «si ridoni la pace e la concordia a quel caro Paese, da troppo tempo segnato da conflitti e divisioni» e ha assicurato «la preghiera per tutti coloro che soffrono e in particolare per i parenti delle vittime, per i feriti, per le persone che hanno perso la propria casa e che sono state costrette a fuggire». Sia nella capitale Bangui che in altre aree la tensione resta molto alta e la popolazione continua a temere saccheggi, caos e giustizia sommaria, segno distintivo di qualsiasi ribellione. «Adesso da Bangui i ribelli si stanno spostando nel resto del Paese, non si capisce bene se per “marcare il territorio” e assicurare l’ordine o per saccheggiare – racconta da Bozoum padre Aurelio Gazzera – Ieri sera sono arrivati a Baoro, a 380 chilometri da Bangui, sulla strada che porta verso il Camerun. Sono venuti alla nostra missione, ed il parroco, padre Dieudonné Yahaka, è stato obbligato a dare soldi e una macchina». Ciò che è successo dopo assume i contorni di un evento straordinario, considerato il difficile contesto: la gente del posto si è infatti mobilitata recandosi dal capo dei saccheggiatori, un islamico, e chiedendogli di restituire l’automobile, spesso usata dai religiosi anche per portare i malati fino all’ospedale locale. Un segno di affetto nei confronti dell’unico punto di riferimento della zona e che è stato compreso dai rapinatori: il maltolto è stato così restituito. La paura che altri episodi violenti si ripetano, però, resta: «Noi siamo qui in attesa – racconta ancora padre Aurelio – Verranno? Saranno violenti? Cosa dovremo dare? Aspettiamo e vedremo».La notizia positiva giunta ieri è che per ora il premier Nicolas Tiangaye resterà al suo posto nonostante il colpo di Stato. Notizia positiva perché diverse fonti hanno spiegato ad Avvenire come Tiangaye sia una figura di unità nel Paese, ben accetto dalla società civile e anche una personalità che si è spesso battuta per il rispetto dei diritti umani. Intanto il ministro della Comunicazione, Christophe Gazam Betty, ha lanciato un monito a «tutti gli uomini armati» a «farsi identificare», nel tentativo di porre fine al caos. «A tutti sarà rilasciato un tesserino di riconoscimento. Chi non si presenterà infrangerà la legge», ha sottolineato Gazam Betty alla radio nazionale.
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