martedì 26 agosto 2014
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"Il terrore in Iraq deve essere fermato e agli sfollati deve essere data la possibilità di rientrare al più presto nelle loro case". È l'appello lanciato dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca, riportato dalla Radio Vaticana, che, facendo eco alle parole del Papa e agli appelli dei vescovi iracheni, interviene così nel dibattito in corso in Germania circa la fornitura di armi ai peshmerga curdi per contrastare l'avanzata dei jihadisti dell'Isis. Se un'azione militare, compresa la fornitura di armi non è automaticamente un mezzo per garantire la pace e la sicurezza - si legge in una nota - in alcune circostanze, quando sono in gioco "lo sterminio di interi gruppi etnici e gravi violazioni dei diritti umani" la comunità internazionale ha il dovere di fermare in qualche modo l'aggressore ingiusto "per scongiurare crimini peggiori", come del resto afferma la dottrina cattolica sulla pace giusta. La nota si rivolge quindi ai musulmani. I vescovi tedeschi respingono con fermezza le tesi circa la natura intrinsecamente violenta dell'islam: "L'Isis e l'islam non sono la stessa cosa". Ma allo stesso tempo chiedono una chiara presa di posizione dei leader religiosi islamici: "I musulmani che amano la pace e che sono la stragrande maggioranza - scrive il Consiglio permanente - devono chiedersi quali fattori hanno permesso questi sviluppi preoccupanti nella loro comunità religiosa". Infine, l'appello a pregare e a fornire aiuti umanitari urgenti alle vittime delle persecuzioni in Medio Oriente: "Questo - affermano i vescovi tedeschi - non è solo una responsabilità degli Stati della regione. Tutti possono contribuire, anche offrendo disponibilità ad accogliere i rifugiati".
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