giovedì 12 maggio 2016
​Il Rapporto 2015: 16,1 milioni di euro di utili, capitale netto di 654 milioni di euro. Chiusi 4.935 conti; i clienti ora sono 15mila, di cui il 75% in Italia e Vaticano.
Rapporto Ior: prosegue impegno trasparenza
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​«Lo Ior prosegue il suo impegno per assistere il Papa nella sua missione di pastore universale della Chiesa». Lo afferma una nota che accompagna il Rapporto 2015 della Banca vaticana reso noto oggi e che dà conto di una notevole riduzione dell'attività dell'Istituto, con la chiusura di conti correnti impropri e dimagrimento di tutte le voci del bilancio.Nel documento si rende noto che, durante la visita all'Istituto del 24 novembre scorso, Papa Francesco ha chiesto che lo Ior svolgala sua attività rispettando i principi etici che "non sono negoziabili". In particolare il Pontefice, sottolinea la nota, ha messo l'accento sulla necessità che lo Ior rispetti "i principi etici che non sono negoziabili per la Chiesa, la Santa Sede e il Papa". Ed ha affermato che l'attività dello Ior deve rispettare "la specifica della natura" dell'Istituto armonizzando "l'efficacia operativa e la natura pastorale essenziale di tutte le azioni". Il Rapporto 2015 rende noto che gli utili netti ammontano a 16.1 milioni di euro. Il risultato operativo è di 42,8 milioni di Euro contro i 104,5 del 2014. Un dato – si legge in un comunicato – che riflette positivamente la strategia di investimento iniziata a fine 2014 per rendere più sicuro il portafoglio di proprietà dello Ior. Il risultato, viene sottolineato, è stato raggiunto nonostante la volatilità e le incertezze del mercato finanziario che si sono fatte particolarmente sentire nel secondo semestre del 2015. Il risultato netto del 2015 include anche "una riserva per il piano di rientro fiscale e la chiusura di una questione legata agli investimenti del passato". Alla data del 31 dicembre, il patrimonio dell'Istituto - al netto della distribuzione dei dividendi – è  dunque di 654 milioni di Euro. Esso include la nuova voce "Capitale" per 300 milioni di Euro, come richiesto dal Regolamento n.1 approvato dalla Commissione cardinalizia."Non direi che il 2015 non sia stato redditizio ma che è stato - redditizio compatibilmente con le difficoltà obiettive del mercato, della sua volatilità, delle crisi che ci sono state, come quella greca. Diciamo che, da parte nostra, è stato fatto un lavoro, comunque, efficiente e di grande dignità. Sarà possibile verificare i numeri dai nostri bilanci", ha affermato alla Radio Vaticana il direttore generale Gian Franco Mammì, secondo il quale "l'utile di quest'anno è coerente con lo scenario economico-politico di riferimento e va considerato anche alla luce del fatto che ci lasciamo alle spalle una fase importante di transizione".Tra il giugno 2013 e il dicembre del 2015 – prosegue la nota – sono stati chiusi 4935 conti, a completamento effettivo del "profondo processo di risanamento sui conti passati. Le procedure in vigore sono diligentemente applicate a tutti i nuovi clienti e relative attività". Attualmente, quindi, i clienti dello Ior sono circa 15 mila (14.801) e sono rappresentati dalla Santa Sede e relativi enti, ordini religiosi, altre istituzioni cattoliche, membri del clero, dipendenti della Santa Sede e membri accreditati del Corpo diplomatico. Complessivamente il 75 per cento dei clienti dello Ior ha sede in Italia e Vaticano, il 15 per cento in Europa e il 10 per cento nel resto del mondo. Le informazioni e le comunicazioni ai clienti, prosegue il comunicato, "sono aumentare e migliorate: più di 1500 clienti hanno partecipato" a uno dei seminari "organizzati trimestralmente presso la sede" dell'Istituto."Per quanto riguarda i rendimenti dei nostri clienti, questi - ha precisato Mammì - hanno rispettato i loro desiderata. Questo è un altro concetto importante: ovvero non esiste una formula assoluta di gestione patrimoniale o di gestione dei risparmi dei nostri clienti, esiste quello che il nostro cliente ci chiede di realizzare, tenendo conto anche dei limiti che ci impone".Dal punto di vista della proprietà, prosegue il direttore generale, "tutto quello che poteva essere fatto, è stato fatto. Gli utili sono stati realizzati. E il compito di destinarli alla Commissione cardinalizia è stato assolto. Quello che sicuramente continueremo a fare - ed è questo l'obiettivo primario - sarà rendere il sistema Ior sempre piùefficiente. Ed è quello che stiamo già facendo sia in termini di professionalità interne sia in termini di strumenti e di piattaforme tecnologiche. Guardando al futuro l'idea che ci muove è quella dello sviluppo, non della sopravvivenza".  Da parte sua, nel forum con Radio vaticana e Osservatore Romano che ha illustrato il Rapporto, il presidente Jean Baptiste Douville de Franssu ha sottolineato che attualmente la percentuale di azioni nel portafoglio dello IOR è molto limitata: l'1,7 per cento. E in questo 1,7 per cento non c'è alcuna società che faccia qualcosa contro l'insegnamento della Lautato si". Il presidente dello Ior ha anche rammentato che gli ultimi 12 mesi sono stati un periodo molto difficile per i mercati finanziari e quindi è stata molta ridotta la quota azionaria nel portafoglio dello Ior. "Quando si potrà riaumentare questa quota, ha aggiunto, gli investimenti dovranno essere in società che non siano contrarie agli insegnamenti del SantoPadre".Nel 2015, inoltre, sono state assunte delle decisioni per migliorare la governance dell’istituto tra cui l’istituzione di due commissioni che coadiuvino il board. È stato inoltre nominato il nuovo direttore generale, Gian Franco Mammì, assistito dal direttore generale aggiunto, Giulio Mattietti, e due nuovi membri del Collegio dei Revisori (Giovanni Barbara e Luca Del Pico). Il bilancio 2015 dello IOR è stato sottoposto a revisione contabile da parte di Deloitte & Touche S.p.A.
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