domenica 1 maggio 2016
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Oltre un mese separa quest’anno la Pasqua delle Chiese d’Occidente dalla Pasqua “orientale”. Il mondo ortodosso festeggia oggi la Risurrezione di Cristo. E si torna a parlare della possibilità di una data comune per celebrare la solennità cardine della fede cristiana. Era un auspicio di Paolo VI. Papa Francesco lo ha rilanciato lo scorso giugno invitando a «lavorare moltissimo su questo» e ricordando gli «sforzi» del patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. «Più che di ipotesi attuabile, serve trovare un punto d’incontro», spiega da Mosca padre Ioann, al secolo Giovanni Guaita. Fino a pochi mesi fa, lo ieromonaco ortodosso russo – ma d’origine italiana – ha collaborato con il Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca che di fatto ha preparato lo storico incontro di Cuba fra Francesco e il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, dello scorso febbraio. «Se il mondo cristiano occidentale, quindi sia i cattolici, sia gli evangelici, accettasse il calendario giuliano, l’ortodossia non avrebbe nulla in contrario. Altre vie non mi appaiono percorribili anche perché nella Chiesa russa si registrerebbero reazioni negative analoghe a quelle che ha suscitato il colloquio di Cuba e che stanno accompagnando il Concilio panortodosso di giugno a Creta». Proprio questi due eventi fanno di questa Pasqua una solennità segnata dalle tensioni, almeno nel patriarcato di Mosca. «A venticinque anni dalla fine del regime sovietico – sottolinea il monaco – la Chiesa russa sta tracciando una sorta di bilancio. Dopo il lungo periodo comunista la nostra comunità è tornata a essere normale. In questi ultimi due decenni sono state ricostruite chiese e monasteri; sono state riorganizzate diocesi e scuole teologiche; e negli anni più recenti, sotto la guida del patriarca Kirill, il numero dei vescovi e delle diocesi è quasi raddoppiato. Certo emergono anche alcune mancanze: ad esempio, per quanto riguarda la formazione del clero o la vita morale». E poi ci sono i fattori contingenti. «L’abbraccio fra Kirill e Francesco – afferma padre Ioann – ha avuto in una parte del clero e dei fedeli, soprattutto quella più conservatrice, un’eco piuttosto negativa. Tutto ciò che rimanda a cambiamenti bruschi è visto con sospetto. Per questo il patriarcato è impegnato a presentare l’incontro di Cuba non come una svolta. Svolta che nella concezione ortodossa è percepita alla stregua di un tradimento della tradizione. Piuttosto l’evento dello scorso febbraio è stato un’evoluzione naturale dei rapporti che sono sempre esistititi fra il patriarcato di Mosca e la Chiesa cattolica ». Nella dichiarazione congiunta si fa riferimento ai cristiani perseguitati che, con il loro dramma, entrano nella Pasqua ortodossa. «Sulla difesa dei nostri fratelli della fede, vittime di soprusi e violenze, non c’è alcun dissenso interno. E questo è sicuramente un tema che unisce le Chiese senza distinzioni». La Pasqua 2016 sarà in Russia all’insegna della preghiera per la pace. «Una delle questioni più sentite – chiarisce il religioso – è quella dell’Ucraina. Durante ogni liturgia invochiamo riconciliazione e concordia per questo territorio dove oltre cinque milioni di persone sono piegate dalla guerra». Anche il Concilio panortodosso suscita diffidenze. «Si temono incrinature o sconquassi. Per questo si tende a minimizzarne la portata». Eppure padre Ioann è ottimista sul percorso di riavvicinamento fra i cristiani d’Oriente e d’Occidente, oltre lo scandalo della divisione. «Dopo l’incontro di Cuba, le relazioni sono decisamente migliorate. C’è da augurarsi che qui prevalga il desiderio d’incontro rispetto alla linea del rigorismo e dell’isolazionismo. Questo non significa stravolgere, ma camminare insieme». © RIPRODUZIONE RISERVATA Ioann Guaita
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