martedì 23 luglio 2013
Il cardinal Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, indica le sfide dell'evento carioca. «Il Brasile è l'ambiente ideale per far risuonare il messaggio di fiducia che il Papa sta diffondendo fin dal primo giorno del suo ministero petrino».
COMMENTA E CONDIVIDI
​Dal Forte di Copacabana , dove gli organizzatori della Gmg hanno posizionato il centro stampa, si gode un panorama mozzafiato. Il cardinale Stanislaw Rylko, venuto a visitare di persona l’allestimento della modernissima cittadella dell’informazione, si concede una pausa nel vicino caffè e abbraccia con lo sguardo il Pan di Zucchero, l’infinito lungomare orlato di palazzi e anche le verdi montagne che chiudono l’orizzonte con il loro sofferto ricamo di favela. Socchiude gli occhi, il porporato, per difendersi dai raggi obliqui del sole che tramonta e sembra già pregustare il primo incontro di Francesco con i giovani di tutto il mondo. Il Pontefice è arrivato ieri e già ha lanciato i primi segnali, ma con i ragazzi si vedrà giovedì proprio in questo scenario. «Si immagina che cosa succederà quando il Papa sarà qui?», dice il presidente del Pontificio Consiglio per i laici, cioè il dicastero cui è affidata la regia di tutte le Gmg. Rylko ha vissuto le Giornate mondiali, in diversi ruoli, fin dal lontano 1984. E si lascia andare a una "confidenza". «Mai avrei pensato un giorno di organizzarne una su una spiaggia. Confesso che quando il Comitato locale me lo ha proposto, sono rimasto perplesso. Poi ho visto e ho capito. Qui l’uomo e la natura vivono in perfetta simbiosi. E questa sarà anche la Gmg dei temi ambientali. Come dice il Papa, dobbiamo custodire Cristo, per custodire l’uomo e il creato».Possiamo dunque dire che Rio del Janeiro 2013 è un po’ la casa della Gmg?Sì, perché siamo in un Paese giovane e in un Continente giovane. Il cardinale Eduardo Pironio, mio predecessore e argentino come il Papa, diceva che America Latina vuol dire speranza. Oggi il mondo intero ha bisogno di speranza, specie noi del vecchio continente. Ecco perché questo è l’ambiente ideale per far risuonare il messaggio di speranza che papa Francesco sta diffondendo fin dal primo giorno del suo ministero petrino. Penso che non ci sarà bisogno di interpreti o traduttori perché tutti i giovani, da questo punto di vista, parlano la stessa lingua.La lingua della Gmg, quindi. A chi è diretto il messaggio?A tutti gli uomini in generale. E il bello è che i giovani lo lanciano insieme con il Papa. Con il loro amore a Cristo ci dicono che la fede va vissuta con cuore giovane e solo così essa può crescere. Qui inoltre papa Francesco rivolge il suo messaggio di speranza anche e soprattutto ai poveri e a tutti coloro che abitano nelle periferie esistenziali e geografiche. I bisognosi sono al centro di questa Gmg e i giovani davvero possono aiutarli.E il fatto che la Gmg si svolga in America Latina, che cosa aggiungerà all’esperienza?Mi piace pensare a uno scambio di doni. La Chiesa latinoamericana è ancora una Chiesa di popolo, una dimensione che in alcune parti del vecchio mondo si è persa. Guardando a loro possiamo recuperare la religiosità popolare, che non è assolutamente di serie B. D’altra parte, noi che ci siamo già confrontati con il virus del secolarismo, possiamo mettere in guardia queste comunità dal rischio di vivere la fede in maniera superficiale, emotiva o solo tradizionale. Essa va approfondita e l’anno che stiamo celebrando ci deve spingere tutti a scelte consapevoli.Lei accennava ai temi ambientali. Quale posto avranno nella Giornata?La Fondazione «Giovanni Paolo II per la gioventù», con l’aiuto dei giovani e di alcuni esperti, ha predisposto un significativo documento sul tema. Vengono formulate delle richieste e assunti degli impegni. Poi aspettiamo la parola del Papa. Ma penso che egli abbia già dato delle linee pastorali ben precise su questo argomento. E Rio è il contesto adatto per ribadirle.Qualcuno si preoccupa per la sicurezza del Papa e per eventuali manifestazioni di protesta. Qualcun altro, sui giornali, tenta di attizzare polemiche sui costi della Gmg. Qual è la sua posizione in proposito?Ho fiducia nella maturità dei brasiliani e nell’amore di questo Paese per la Chiesa e il Papa. Mi è stato detto che le manifestazioni di protesta non sono dirette contro Francesco e spero e prego che tutto si svolga come deve. Quanto ai costi, è un argomento che torna ad ogni Gmg. Si dice: ma perché tutti questi soldi non vengono dati ai poveri? Rispondo che non di costi si tratta, ma di un investimento. Sul futuro e sui giovani stessi. A Madrid, poi, abbiamo visto che il flusso economico in entrata generato dai pellegrini ha superato di gran lunga i costi. Dunque il Paese ne ha tratto beneficio. Spero si verifichi anche qui. La Gmg, infine, porta ai poveri molto di più che se quei soldi fossero distribuiti a pioggia tra loro. Quanto vale infatti un discorso del Papa che scuote le coscienze? Quanto vale l’impegno di coloro che dalla Gmg escono trasformati e si impegnano poi nel volontariato? Chi non dà Dio, dà sempre troppo poco. È questo il miglior aiuto possibile.La Gmg ha superato i 25 anni di età. Le nozze d’argento, in pratica. Che bilancio possiamo trarre di questa straordinaria esperienza?Abbiamo scoperto un tesoro, cioè i giovani. Grazie al beato Giovanni Paolo II che non ha avuto paura di scommettere su di loro e non è stato deluso. E grazie anche a Benedetto XVI che ci ha ricordato come i giovani siano una medicina contro la stanchezza del credere. Oggi la Chiesa è più ricca di 25 anni fa, ma non dobbiamo mai dimenticare che la chiave per custodire e incrementare quel tesoro è Cristo. Ce lo hanno insegnato papa Wojtyla e papa Ratzinger.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: