lunedì 2 aprile 2012
​Dei coniugi Zanzucchi i testi per la Via Crucis
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È la prima coppia a cui il Papa ha affidato la stesura delle meditazioni per la Via Crucis, che quest'anno si celebrerà il 6 aprile, sempre nello scenario del Colosseo: Benedetto XVI ha voluto che Anna Maria e Danilo Zanzucchi, focolarini sposati da quasi sessant'anni, scrivessero i testi sulle 14 Stazioni. A poche settimane dal VII Incontro mondiale delle famiglie, in programma a Milano dal 30 maggio al 3 giugno, saranno le loro riflessioni ad accompagnare il tradizionale appuntamento. «Abbiamo appreso la notizia con stupore, emozione e, non lo nascondiamo, con trepidazione e timore. D'altra parte anche con una grandissima gioia: il fatto che il Santo Padre abbia chiamato una famiglia per questo compito ci sembra metta in evidenza che la famiglia, nella Chiesa stessa, non è solo oggetto di evangelizzazione, ma una vera e propria "via" della Chiesa per vivere e portare il Vangelo», riferiscono all'unisono i coniugi, che hanno conosciuto il Pontefice quando era ancora cardinale: «Venne a visitare Chiara Lubich durante un incontro al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. Con Giovanni Paolo II abbiamo avuto un rapporto privilegiato: pochissimi giorni dopo la sua elezione ci ha chiamati a collaborare alla nascita di quello che è attualmente il Pontificio Consiglio per la famiglia. Più volte siamo stati a colazione o a pranzo da lui: un'esperienza sempre molto speciale, anche per la semplicità e la familiarità che sapeva creare».Riguardo alle meditazioni, saranno attraversate dal filo rosso della spiritualità familiare: «Abbiamo cercato di vedere la Via Crucis nei riflessi che ha per la vita di famiglia. E ci è venuto da pensare che quando Gesù andava verso il Calvario, tra i presenti c'erano certamente tante famiglie e Lui  aveva amore per loro», riferisce Danilo, mentre Anna Maria spiega che nella  loro esperienza, incontrando tante altre famiglie, «abbiamo partecipato  al loro dolore, che è sempre un mistero, perché prende la persona e anche i due coniugi insieme o anche i figli, quando ci sono: un riflesso della Via Crucis della famiglia». Un aspetto in cui emerge la spiritualità focolarina: «Come sottofondo, la Via Crucis mette in luce il momento culmine dell'amore di Gesù, quando si sente abbandonato da tutti e soprattutto dal Padre. Questa solitudine infinita comprende praticamente tutti i dolori del mondo. Il Crocifisso e abbandonato, nella spiritualità dell'unità del nostro Movimento, è un punto cardine: quando ha sperimentato come uomo l'abisso della lontananza e della separazione dal Padre, Gesù ha pagato la nostra unità con lui e tra noi. E questo volevamo dire: la vita con Dio chiede di dare tutto, di offrirgli tutto e prendere tutto dalle sue mani, come ha fatto Gesù, che si è riabbandonato completamente al Padre con assoluta fiducia», commenta Anna Maria.Si tratta di una testimonianza vissuta concretamente: «Abbiamo passato dei momenti di forte prova, a volte ci siamo sentiti un po' come Gesù abbandonato. Abbiamo sperimentato, ad esempio, il distacco dai nostri familiari per seguire il Vangelo: momenti necessari perché Dio entri nella nostra vita», osserva Danilo, ricordando anche «che Gesù nella Via Crucis si ferma a confortare le donne, il Cireneo che porta la croce. Poi l'amore al ladrone, crocifisso accanto a lui. E poi soprattutto quel grido: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Gesù ha gridato così per amore del prossimo: ha provato questo distacco perché si è fatto uno con noi, per redimerci».Per prepararsi a scrivere le meditazioni, la coppia si è documentata su come la Via Crucis sia scaturita dalla tradizione ecclesiale. «In passato abbiamo avuto la grazia di essere pellegrini per due volte in Terra Santa, percorrendo anche fisicamente la Via dolorosa. Abbiamo immaginato Gesù lì, l'abbiamo "visto" salire verso il Calvario, ci siamo immersi con lui nelle ore della Passione», raccontano. Convinti che questo percorso sia intensamente annodato «alla vita umana e della famiglia, in particolare ai momenti dolorosi della sua esistenza». Un esempio? La stazione del Cireneo, che richiama il «chinarsi al dolore di un parente, fare il possibile per sollevarlo. Oppure l'incontro di Gesù con la Madre, la compartecipazione. Sono episodi che parlano di momenti veri, vissuti nella famiglia».Proprio perché la Via Crucis «è una realtà viva, che ci ha fatto centellinare la vita di Gesù e, in lui, la vita umana in tanti suoi passaggi, in tutti i suoi dolori», i coniugi Zanzucchi hanno trovato in questo cammino «anche analogie con la nostra esperienza: per esempio la calunnia o l'incomprensione per la scelta di vivere con radicalità il Vangelo», sottolinea Anna Maria. E se il dolore di Gesù è quello «di un uomo, che, essendo Dio ha avuto una capacità enorme di soffrire, la famiglia può entrare fino in fondo nella sua croce e assumerla non per rimanerne schiacciata, ma come un passaggio verso una pienezza più grande, come per Gesù la croce e la morte sono stati passaggi per la risurrezione». Dai dolori, ribadisce, «si può trarre paradossalmente una felicità inaspettata e nuova. La vita di famiglia può essere costellata di abbandoni, tradimenti, situazioni difficili. Eppure tutte queste croci vengono permesse per una gioia: sono il modo per entrare in questa dinamica di Risurrezione».                                                  
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