mercoledì 8 ottobre 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Un nuovo atteggiamento di misericordia nei confronti delle famiglie ferite deve arrivare a considerare la riconciliazione come strategia di guarigione, evitando se possibile la deriva della separazione. È l’opinione di Giulia e Simone Fatai che, con don Maurizio Del Bue, sono i coordinatori nazionali di Retrouvaille Italia.Rivolgersi alle famiglie ferite con uno sguardo di rinnovata misericordia. Lo stanno ripetendo vari padri sinodali in questi giorni. Un invito che prelude a nuove prassi pastorali?Lo sguardo di misericordia della Chiesa che a noi sta a cuore è quello rivolto alle coppie che sono in difficoltà, ma anche a quelle già separate. A queste coppie, Retrouvaille offre gli strumenti per una possibile riconciliazione e guarigione. Tra le prassi pastorali nuove c’è questa: convincere gli sposi e i preti che è possibile, in non pochi casi, la riconciliazione. Nella mentalità laicista la separazione appare una via inevitabile. Noi diciamo, sulla base della nostra esperienza, che la riconciliazione è possibile. Tra le bellezze della nostra fede c’è quella di attualizzare il messaggio evangelico al periodo storico in cui è letto. Ecco perché, a nostro parere, la lettura dei segni dei tempi porterà i padri sinodali ad attualizzare il messaggio evangelico alle difficoltà di oggi.Mettersi in ascolto delle difficoltà non è già apertura verso un atteggiamento nuovo?Certamente le nuove prassi pastorali che verranno proposte saranno un tentativo di risposta alle sofferenze delle nostre famiglie. Il fatto che la nostra Chiesa si metta in ascolto dei fedeli, facendo materialmente domande precise circa i bisogni e la situazione della famiglia, è già un’ottima azione dello Spirito. Quindi le direttive che verranno proposte sono quelle che lo Spirito vorrà darci. Voi dite: riconciliazione, non separazione. Anche questo è un messaggio controcorrente.Non diciamo niente di nuovo. La Chiesa ha sempre chiesto la riconciliazione di due sposi che sono in difficoltà. Il nostro apporto consiste nel prendere sul serio la parola della Chiesa di sempre e dire che si può. E lo diciamo offrendo un aiuto preciso alle coppie che lo chiedono. Perché questa difficoltà nel comprendere il messaggio della Chiesa su matrimonio e famiglia?La Chiesa ha sempre dato indicazioni chiare e precise, anche sulle situazioni di sofferenza. Ma spesso queste indicazioni non sono state approfondite a sufficienza. Molte volte gli sposi cristiani fanno fatica a conoscere la potenza, la bellezza e la grazia legata al sacramento del matrimonio. Forse anche per il fatto che il matrimonio, la missione degli sposi e la loro relazione con la costruzione del Regno di Dio non sono stati ancora approfonditi a sufficienza. Ma soprattutto non siamo riusciti a rendere partecipi, cioè più consapevoli e attivi, gli sposi stessi dei contenuti che li riguardano e che danno spessore alla loro vita e alla loro missione.  Forse talvolta la proposta è risultata culturalmente un po’ elitaria.Sì, spesso l’accesso alla riflessione non era per gli sposi ma per i tecnici della teologia, per gli studiosi, e in questo modo si è lasciato fuori proprio le persone a cui questa riflessione era indirizzata: gli sposi cristiani.Insomma, si troviamo di fronte a un problema di ri-evangelizzazione che è, allo stesso tempo, un problema educativo. Che spazi abbiamo?La spessa coltre di laicismo deve fare i conti con il fatto che anche e soprattutto le coppie di sposi non cristiane, o semplicemente non più praticanti, soffrono, si separano e collezionano fallimenti. È un problema educativo a tutto tondo. All’amore di coppia ci si educa, non è solo un fatto sentimentale e spontaneo. La Chiesa è portatrice del messaggio in cui l’amore è il fondamento non solo della relazione di coppia, ma dell’intera società. Oggi nessuno aiuta una coppia a rimanere fedele, a coltivare ogni giorno la propria relazione, come fondamento della vita di coppia. Ecco perché dobbiamo ridire con parole nuove e più attuali il messaggio sul matrimonio e sulla famiglia. L’amore non è solo un sentimento, è anche una decisione. Ma è anche un dono di Dio. Questo lo ripetiamo all’interno del nostro programma. Ed è per tutte le persone che si vogliono amare in modo bello e responsabile.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: