venerdì 17 gennaio 2014
​«La priorità è la trasformazione missionaria della Chiesa» seguendo i passi del Papa. Lo dice il segretario di Stato vaticano, che sarà creato cardinale nel Concistoro del 22 febbraio, in un’intervista al Centro televisivo vaticano.
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«La priorità è la trasformazione missionaria della Chiesa» seguendo i passi di un «Papa che si costituisce un po' come la coscienza morale dell'umanità». Lo dice il segretario di Stato vaticano, monsignor Pietro Parolin, che sarà creato cardinale nel Concistoro del 22 febbraio. In un’intervista al Centro televisivo vaticano, Parolin ha spiegato come affronta l’incarico affidatogli dal Papa il 15 ottobre scorso, e con quali obiettivi. Primo tra tutti è la missionarietà come paradigma del pontificato e dell’azione della Chiesa, spiegato dal Papa con l’esortazione «Evangelii gaudium». Francesco, dice Parolin, vuole «una Chiesa in uscita, come dice lui, una Chiesa in stato permanente di missione. E questa caratteristica, questo rinnovamento ecclesiale, questa conversione pastorale, deve riguardare tutte le strutture della Chiesa, anche la Curia romana e la diplomazia ecclesiastica, che sono un po' i due ambiti principali in cui si colloca l'attività del segretario di Stato». Il servizio del segretario di Stato, aggiunge monsignor Parolin, è «molto appassionante in questa nuova stagione della Chiesa inaugurata dal pontificato di papa Francesco. Spero si possa fare tutto con il cuore: che riusciamo veramente a fare tutto per il Signore, e che facendo così riusciamo a toccare il cuore delle persone». Dei primi mesi accanto al Papa, monsignor Parolin sottolinea «la Giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Siria, una pagina veramente importante nell'attività della diplomazia, promossa dal Santo Padre stesso, che in fin dei conti ha espresso proprio la forza morale dell'attività della Chiesa». Il Papa, dice ancora l’ex nunzio in Venezuela, «ha saputo raccogliere e interpretare il grido di pace che sale dalla martoriata popolazione siriana e che sale da ogni cuore desideroso di vivere in maniera umana e solidale la sua vicenda. E quindi ha saputo interpretarlo e tradurlo in un grande movimento che ha portato anche i suoi frutti, dando esempio di una forza morale e spirituale che è un po' quello che la Santa Sede testimonia nei confronti delle sue relazioni con gli Stati». Il Papa «ci spinge a considerare la centralità della persona umana non in maniera astratta: ogni singolo uomo deve essere al centro della nostra azione, soprattutto le persone dei poveri, degli emarginati, dei deboli, le persone più vulnerabili, le persone che non hanno voce». Il compito della diplomazia vaticana secondo il segretario di Stato è «trovare la strada per poterci arricchire con le nostre diversità» promuovendo una «cultura dell’incontro» e l'«amore per ciascun essere umano che viene in questo mondo». Quanto alle priorità operative, infine, Parolin indica «la costruzione di una casa europea» e «l'attenzione a quelle realtà del Sud del mondo dove esistono conflitti e dove il primo impegno è proprio quello di aiutare a ritrovare la pace», «base» e «fondamento» per «uno sviluppo umano integrale».
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