domenica 3 ottobre 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Ad Agrigento, nel 1993, Giovanni Paolo II esclamò ai giovani: «Voi dovete essere una nuova umanità ricca di promesse e di speranza». Papa Benedetto XVI può dire lo stesso?Da allora la situazione di povertà dell’isola si è aggravata – risponde Pietro Barcellona, filosofo del diritto, siciliano – ma il popolo siciliano ha un senso del sacro che attende solo di essere risvegliato e il suo carattere lo porta ad affidarsi senza reticenze a chi parla al cuore. In breve, la Sicilia che accoglie Benedetto XVI può dare la sensazione della disperazione ma ha ancora in sé la scintilla della volontà. Sta dicendo che i siciliani sono disperati?Questa terra ha perso fiducia in se stessa. La desertificazione morale è sotto gli occhi di tutti, un grande guasto che colpisce i giovani: oggi troppi adolescenti non sanno neanche spiegare cosa sia la religione, mentre noi, negli anni Settanta, la combattevamo (Barcellona è stato dirigente del Pci; ndr) salvo poi prendere atto che la festa patronale era uno dei momenti unificanti di tutto il popolo. L’ignoranza attuale riguarda anche i sentimenti: non ci si innamora ma ci si inonda di sms, non ci si incontra in piazza ma si resta incollati al web e quando si costruisce una famiglia la si sfascia dopo pochi anni. Oggi le giovani generazioni vivono in uno stato di apatia che è peggiore di ogni ateismo. Ci aspettiamo dal Papa un richiamo forte, che risvegli l’amore per la vita.La Sicilia religiosa e magica di Ernesto De Martino è stata spazzata via dai media?Una modernizzazione perversa ha devastato anche questa terra che aveva radici familiari e un senso del sacro fortissimi. La Sicilia ha problemi di lavoro, di mafia, tutto vero, ma è stata intaccata la generosità affettiva, la fiducia delle ragazze e dei ragazzi. Il guasto deriva dal rapporto con Dio ed è lì che va riparato.Non è più urgente riparare l’economia siciliana?Il Vangelo di Cristo è un Vangelo dei «poveri» ma la povertà che colpisce le popolazioni del Sud va oltre il dato economico: è il segno di un’emarginazione che incide anche sull’amore per la vita e per gli altri. Non si sfameranno i siciliani solo dando loro del pane, perché anche nella preghiera di Gesù Cristo al Padre il pane è richiesto come effetto di una consapevolezza di sé e del proprio rapporto con il Figlio.In che Dio credono i siciliani?Sull’isola ebraismo e islam hanno influenzato nei cattolici il modo di concepire il rapporto con Dio. La nostra cultura religiosa è spesso orientata verso un Dio che punisce, un soprannaturale lontano e sconosciuto, tipico di alcune religioni monoteiste ma diverso dal Cristo dell’amore, che mobilita nel credente l’affettività e la cooperazione amorosa. Il rapporto con i Vangeli e il farsi uomo del Figlio di Dio rompono con le tradizioni che rappresentano un Dio lontano al quale offrire sacrifici e penitenze: i Vangeli sono una continua invocazione di amore richiesto e donato, un amore concreto e reale verso una Persona che assume sempre il volto di un uomo o di una donna. L’apatia che isola i giovani è l’ostacolo principale a vivere questa fede. Il messaggio del Papa è in grado di scalfire questa apatia?Sono convinto di sì, perché i ragazzi hanno un sesto senso, colgono la credibilità delle parole dette con amore. Attraverso una forte testimonianza affettiva nei confronti delle nuove generazioni, coinvolgendosi nel loro smarrimento esistenziale e nel senso di vuoto, la visita del Papa susciterà una reazione profonda e i siciliani ritroveranno la capacità di guardare alla vita con amore, cercando il sacro, cercando Cristo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: