venerdì 27 giugno 2014
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A suo modo, un testo storico. Non ricordo che mai ci sia stata una consultazione tanto ampia». Monsignor Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia, ha potuto seguire da vicino la "costruzione" dell’<+CORSIVOA>Instrumentum laboris.Un’esperienza positiva innanzitutto per il metodo?Il documento nasce dal confronto tra sacerdoti e sposi. In Italia, in particolare, hanno risposto circa 160 diocesi, i due terzi del totale, e una ventina di aggregazioni laicali dopo aver consultato a loro volta la propria base. Una consultazione capillare e amplissima. Per quanto riguarda poi il lavoro di "collage" della segreteria del Sinodo, tutti, a quel che mi pare di capire, ci siamo sentiti ascoltati e rispettati.Si possono trarre già delle conseguenze pastorali?Il documento chiede alla Chiesa italiana di saper guardare oltre il proprio giardino. Non è concepibile una proposta di spiritualità familiare che non sia incarnata nel concreto contesto di un lavoro che manca, della difficoltà crescente di costruire legami stabili, della pressione culturale. Nonostante ciò, l’accento sui problemi non deve far dimenticare la bellezza di tante famiglie che vivono il Vangelo del matrimonio e della famiglia come possibilità reale di un’unione fedele e feconda.Il contesto è cambiato profondamente. Qual è il mutamento più rilevante?Sta in un’apparente contraddizione. Da un lato mai come oggi c’è un accesso alla Parola di Dio e alla conoscenza del magistero, dall’altro le radici cristiane sono in gran parte smarrite. Mi spiego. Chi dei nostri nonni è stato preparato al matrimonio attraverso un itinerario formativo apposito? Nessuno, credo. Ma non era necessario, ad "accompagnarli" era il clima culturale. Oggi invece il matrimonio è una scelta di fede ben precisa.Con quali conseguenze pastorali?Il documento torna più volte sulla necessità di rinnovare la formazione dei sacerdoti, a cominciare dal Seminario. Ricordo che a un incontro di 22 delegati europei della pastorale familiare, nello scorso aprile a Roma, il delegato austriaco chiese come si pensasse di colmare certe inadeguatezze manifestate dal clero. Gli fu risposto che si sarebbe dedicato tutto lo spazio necessario per ridefinire i percorsi formativi dei futuri sacerdoti.E per i sacerdoti attuali?Pure, come per i fedeli laici, ben sapendo che quanto fatto finora è insufficiente.Il testo parla anche dei matrimoni nulli...Non sono pochi. Affinché un matrimonio sia valido, occorre la piena libertà di coscienza. Si tratta di accompagnare e aiutare le coppie a verificare la validità del Sacramento, con tempi e costi accessibili. Ma attenzione, non si parli di "divorzio cattolico". Inoltre, se anche si scopre che il Sacramento non c’è, le responsabilità restano, a cominciare da quelle verso i figli.Altro tema caldo è quello dei divorziati risposati.L’invito è ad agire con misericordia, sempre. Ora, da un lato ci sono comunità che si aprono con estrema facilità all’Eucaristia per i divorziati; dall’altro, e sono la maggioranza, c’è semplicemente il nulla. L’invito è a fare molto di più in termini di prevenzione e sostegno. A partire però da un punto fermo, che il matrimonio cristiano è per sempre.

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