mercoledì 7 agosto 2019
Si è concluso dopo 17 giorni il viaggio a piedi e in barca guidato dal pastore di Alessandria, Gallese. In 16 dalla cattedrale della diocesi piemontese a Venezia percorrendo anche il Tanaro
Gallese che pagaia

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Come un autentico viandante del Medioevo ha deciso di lasciare il cuore del Piemonte, attraversare un piccolo tratto del Tanaro e poi il grande fiume il Po a bordo di leggendarie imbarcazioni, i barcé (le storiche barche a fondo piatto dei pescatori della Valle Padana) e poi percorrere il resto dell’itinerario a piedi per raggiungere – con l’aiuto della Provvidenza di manzoniana memoria – la meta agognata: la tomba dell’evangelista Marco a Venezia. E rendere lì l’omaggio al santo che fu il discepolo dell’apostolo Paolo e stretto collaboratore di san Pietro.

È il sogno realizzato e spesso tenuto nel cassetto, in questi anni, dal vescovo di Alessandria Guido Gallese che ha scelto per il suo tragitto fluviale l’uso della pagaia e di un sup, una sorta di tavola da surf. Accanto a lui un drappello eterogeneo di 16 “valorosi” formato, tra gli altri, da un gruppo di giovani della diocesi piemontese, 5 seminaristi e dal 78enne Angelo Bosio esperto di navigazione e di “governo” dei barcé che, dopo lungo peregrinare, ha raggiunto la laguna di Venezia. Una spedizione (composta da due barcé e tre canoe) cominciata il 21 luglio scorso dal titolo evocativo Il cammino di san Marco e che, in una manciata di giorni, ha permesso a questi “viaggiatori della fede cristiana” di percorrere circa 500 chilometri (di cui oltre 200 lungo il Po) dalla Cattedrale di San Pietro ad Alessandria fino a quella di Venezia. Ieri dopo l’ultimo tratto di pellegrinaggio fatto in parte a piedi nella striscia di terra che separa la laguna dal mare e in traghetto partendo dalle vicinanze di Chioggia è avvenuta la tappa più simbolica del percorso: la visita alla Cattedrale di San Marco, la sosta in preghiera sulla tomba dell’evangelista e la Messa presieduta nel pomeriggio da Gallese. «Ci è sembrato bello chiudere proprio nella Basilica marciana – racconta il vescovo, classe 1962 e con un passato da sportivo – il nostro itinerario». Oggi la tappa successiva di questo itinerario alternativo alla Via Francigena e al Cammino di Santiago di Compostela sarà la visita alla città lagunare.

Il Cammino di san Marco è stato raccontato, in questi giorni, attraverso i social Facebook e Instagram. «Cercheremo proprio oggi di visitare i luoghi più belli di questa città – racconta sorridendo il vescovo – la sua storia cristiana, simboleggiata dai suoi tanti luoghi di culto ma anche dalla memoria viva di san Marco per poi ritornare ad Alessandria carichi dei tanti doni spirituali ricevuti lungo questo cammino». E a cadenzare i 17 giorni di ritiro spirituale itinerante tra fiume e pianura è stato proprio la lettura del Vangelo di Marco. «Ogni giorno nello stile della Lectio divina – racconta il vescovo originario di Genova – abbiamo condiviso i testi e la Parola di Dio tramandata dall’evangelista al quale l’apostolo Pietro chiese di raccontare la vita di Gesù». E rivela un sogno per ora solo accarezzato: «Mi piacerebbe che, una volta fatto decollare questo percorso di fede il Cammino di san Marco, in ogni parrocchia dove sarà prevista la nostra sosta un laico ci faccia da guida per scoprire ancor meglio la ricchezza spirituale custodita nel Vangelo».

Ma a colpire di questa avventura che ha lambito luoghi spesso immortalati nei racconti di Giovannino Guareschi (basti pensare al suo Mondo Piccolo) o di Riccardo Bacchelli con il Mulino del Po è lo stile di accoglienza che ha suscitato tra le gente comune l’originale pellegrinaggio. «È stato sicuramente il dono più bello che abbiamo ricevuto – dice ancora Gallese – oltre all’ospitalità “programmata” che ci è stata concessa nelle parrocchie, nei Seminari quella della gente semplice. In tanti al nostro passaggio ci hanno voluto aprire le loro case. Un esempio? Un’anziana coppia di contadini rodigini della Bassa Padana ci ha offerto spontaneamente i suoi prodotti migliori, prosciutto e vino d’annata e così farci “sentire a casa”, senza chiedere nulla in cambio... ». Tra le tante istantanee immortalate da Gallese lungo il viaggio tra natura, contemplazione e rispetto del Creato ve ne è una in particolare: «Mi ha impressionato che all’inizio del nostro viaggio un signore sulla riva del Tanaro ha realizzato una Croce, l’ha piantata sul greto del fiume, e ci ha chiesto di pregare per lui... quasi a chiedere una benedizione per la sua vita a noi pellegrini». Un viaggio dunque che sembra aver toccato i cuori sui passi del santo evangelista. «Abbiamo scelto Marco perché in lui c’è un forte richiamo all’evangelizzazione – è la riflessione finale –. Immagino che questa esperienza così singolare aiuterà tutti noi a convertirci e ad andare all’essenza del nostro essere cristiani».

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