venerdì 24 marzo 2017
Le Case Bianche, 477 alloggi per mille abitanti, la prima tappa domani della visita di Francesco
Milano. Il complesso di edilizia popolare “Case Bianche”

Milano. Il complesso di edilizia popolare “Case Bianche”

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Tutti a Milano le conoscono e le chiamano così: «Case Bianche». Eppure è completamente grigio, il mastodonte da 477 alloggi per oltre mille abitanti che dal 1977 si staglia nel cielo di via Salomone, alla periferia est della città. Quasi tutti le considerano solo un concentrato di degrado edilizio e disagio sociale, povertà, occupazioni abusive e altre illegalità, stratificatosi negli anni nell’incuria delle istituzioni. Eppure dentro lo smisurato complesso Aler abitano esperienze sorprendenti, ma ignote ai più, di solidarietà, servizio, amicizia civica, Vangelo incarnato. Per quasi tutti i milanesi, in fondo, le Case Bianche sono un luogo comune.

Per chi ne condivide la vita – come la Caritas dell’unità pastorale Forlanini, che vi svolge «servizi di prossimità » e ha uno spazio anziani al pian terreno delle Case Bianche; come le cinque Piccole Sorelle di Gesù di Charles de Foucauld che hanno la loro fraternità in un alloggio sopra lo spazio anziani; come la parrocchia di San Galdino, che sorge dirimpetto – sono invece un luogo dove mettere in comune sete di riscatto e passione per l’altro. Proprio qui, domani, si aprirà fra le 8.30 e le 9.30 la visita a Milano di Francesco, il Papa che ha portato le periferie al cuore della Chiesa.

«Dapprima andrà nell’alloggio di tre famiglie, emblematiche della realtà delle Case Bianche: una famiglia dove una madre accudisce una persona gravemente malata; un nucleo di anziani; una famiglia straniera, nostri amici musulmani, con i loro figli – qui sono numerosi gli immigrati, sia latinoamericani, sia di Paesi islamici», spiega don Augusto Bonora, il parroco di San Galdino. «Poi scenderà nel grande piazzale sotto le Case Bianche, dove riceverà i nostri doni: una stola realizzata da una cooperativa nata in parrocchia come segno del Giubileo della misericordia; un quaderno con i messaggi degli abitanti delle Case Bianche; la foto di una Madonnina che viene dalle “case minime” costruite negli anni ’30 dove poi sono sorte le Case Bianche ».

In fondo al piazzale c’è una Madonna di Lourdes che risale anch’essa al tempo delle “case minime”. Lì sta il palco che domani accoglierà il Papa – sempre accompagnato dal cardinale Angelo Scola – per il «faccia a faccia» col quartiere. Ben 8.500 i pass distribuiti fino a ieri per accedere all’area, fa sapere il parroco, «ma la distribuzione è ancora aperta». Mentre il Papa visiterà le tre famiglie, nel piazzale si vivrà un tempo di meditazione e si offriranno tre testimonianze: quella di Giorgio Sarto, coordinatore dei Servizi di prossimità Caritas; quella di una Piccola Sorella; quella di una volontaria impegnata da anni nel doposcuola per i bambini delle Case Bianche. Quando Scola, nel novembre del 2014, venne a fare gli auguri di Natale alle Case Bianche, dovette scendere a piedi i nove piani del civico 30 perché l’ascensore si era rotto. Ora che arriva il Papa, l’Aler non ha mancato di intervenire, «ma si tratta di maquillage superficiale, se si esclude la sistemazione degli impianti antincendio», spiega Giuliano Abbate, del Comitato Salomone.

Fra gli abitanti delle Case Bianche, racconta Giorgio Sarto, «c’è grande entusiasmo ma anche un po’ di rabbia perché solo ora, con l’arrivo del Papa, la città sembra essersi accorta di noi». Il piazzale è stato liberato e transennato: via le auto, i rottami, i contenitori dei rifiuti, non senza i malumori di alcuni, «fra cui i piccoli spacciatori infastiditi dalla presenza crescente di forze dell’ordine», riprende Abbate. Ci sono gratitudine e gioia, invece, nei messaggi che un centinaio di famiglie – anche straniere, anche musulmane – delle Case Bianche ha affidato alle Piccole Sorelle di Gesù perché vengano raccolti nel quaderno da donare al Papa.

«Sono una bisnonna di 92 anni e la ammiro nella sua santità», ha scritto un’anziana residente. Un bambino: «Caro papa Francesco, anche se non faccio religione tu per me sei una persona speciale». Un adulto: «La ringraziamo per la sua visita alle umili abitazioni. Abbiamo bisogno di luce e di speranza e solo voi papa Francesco potete darcela». Una famiglia marocchina: «La ringraziamo per averci visitato e per aver fatto sentire importante questo quartiere». La speranza è che dopo la visita del Papa la città non torni a chiudere gli occhi, le Case Bianche non siano più un luogo comune ma, finalmente, un luogo condiviso.

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