giovedì 2 dicembre 2010
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«Raccomando alle preghiere vostre e dei cattolici di tutto il mondo la Chiesa in Cina, che, come sapete, sta vivendo momenti particolarmente difficili». Comincia così il breve ma denso appello che Benedetto XVI ha lanciato ieri a conclusione della udienza generale. Non è usuale che il Papa si pronunci personalmente e direttamente sulla delicata situazione dei cattolici cinesi. E l’intervento di ieri sembra essere determinato proprio dai «momenti particolarmente difficili» che in queste settimane stanno sperimentando i fedeli e i presuli al di là della Grande Muraglia. Il Papa, insomma, non ha voluto far mancare la sua vicinanza in un momento ritenuto particolarmente grave. Lo scorso 20 novembre, infatti, c’è stata l’ordinazione illecita del vescovo di Chengde, cui la Santa Sede ha già risposto quattro giorni dopo con un duro comunicato in cui si denunciavano «gravi violazioni alla libertà religiosa» e esplicitamente il ruolo negativo giocato dal laico Antonio Liu Bainian, vice-presidente dell’Associazione patriottica. Le parole del Papa vengono, invece, dopo che, martedì, è stata diffusa la notizia che dal 7 al 9 dicembre a Pechino si riunirà l’ottava Assemblea dei rappresentati cattolici cinesi, che dovrà eleggere i presidenti dei due organismi creati dal regime comunista per controllare la Chiesa: quello dell’Associazione patriottica e quello del Consiglio dei vescovi cinesi, vacanti, rispettivamente, dal 2007 e dal 2005. Alla settima Assemblea, che si svolse nel 2004, parteciparono circa 300 tra vescovi, preti, suore e laici provenienti da tutto il Paese, insieme a funzionari governativi.È prevedibile che Pechino cercherà in tutti i modi di ottenere che all’Assemblea convocata per la prossima settimana partecipino tutti i vescovi ufficiali, la stragrande maggioranza dei quali sono riconosciuti anche dal Vaticano. È noto che la Santa Sede ha già chiesto ai vescovi di non prendervi parte, ma sono altrettanto note le violenza e le pressioni – miste a volte con lusinghe – che le autorità civili stanno già esercitando sui presuli per costringerli, anche contro la loro volontà, a recarsi a Pechino. Proprio per questo ieri Benedetto XVI nel suo appello ha detto: «Chiediamo alla Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, di sostenere tutti i Vescovi cinesi, a me tanto cari, affinché testimonino la loro fede con coraggio, rispondendo ogni speranza nel Salvatore che attendiamo». A Maria aiuto dei cristiani, cui è dedicato il famoso santuario di Sheshan, alle porte di Shanghai, il Papa chiede in pratica di infondere «coraggio» ai vescovi affinché possano in qualche modo sottrarsi ai pressanti inviti governativi.Benedetto XVI conclude così il suo accorato appello: «Affidiamo inoltre alla Vergine tutti i cattolici di quell’amato Paese, perché, con la sua intercessione, possano realizzare un’autentica esistenza cristiana in comunione con la Chiesa universale, contribuendo così anche all’armonia e al bene comune del loro nobile Popolo». Il Papa così ricorda da una parte che non si può dare «una autentica esistenza cristiana» senza essere in comunione col Papa e dall’altra che non c’è contraddizione fra l’essere cattolici in piena comunione con Roma e l’essere buoni cittadini nella Repubblica popolare cinese. E lo fa con una espressione che richiama quella usata frequentemente dallo presidente cinese Hu Jintao quando invoca la necessità di costruire «una società armoniosa».
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