giovedì 31 agosto 2017
Dal collegio "Sociale" di Torino al primo incontro con la Scrittura, il racconto di anni e di incontri che hanno segnato la sua vita
Il cardinale Carlo Maria Martini durante la visita ai detenuti nell'esagono della casa di pena dove si affacciano i sei raggi. (Ansa)

Il cardinale Carlo Maria Martini durante la visita ai detenuti nell'esagono della casa di pena dove si affacciano i sei raggi. (Ansa)

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Non sono poi molti i tasselli della biografia giovanile del cardinale Martini. Anzi al netto di ciò che potrebbe emergere dagli archivi familiari la scarsità di fonti per gli anni 1927-1944 è un dato di fatto, soprattutto ricordando il rogo dei propri diari fatto dal giovane Carlo Maria nell’estate del ’44.

Però si può cercare di andare oltre i ricordi autobiografici disseminati in tante interviste o libri come quelli di Marco Garzonio, Damiano Modena, Andrea Tornielli , Aldo Maria Valli... Esplorando ad esempio gli archivi del “collegio bene” torinese da lui frequentato dopo le elementari tra il ’36 e il ’44, cioè l’“Istituto sociale” tenuto dai gesuiti (dove studiarono Pier Giorgio Frassati, Mario Soldati, Carlo Dionisotti, Aldo Garosci, Cesare Pavese, Pietro Citati…): una scuola un po’ rivale del laico “D’Azeglio”, ma pure di altri collegi cattolici (il “San Giuseppe” dei lasalliani, il “Rosmini” dei rosminiani, il “Carlo Alberto” di Moncalieri dei barnabiti). Sino a capire la cornice di una formazione, il debito contratto con alcuni insegnanti, i libri studiati, a maggior ragione negli anni segnati dal Concordato, dal fascismo, dalla guerra. È quanto prova a fare lo storico Alberto Guasco in un suo saggio d’imminente pubblicazione sulla Rivista di storia della Chiesa in Italia dal titolo Carlo Maria Martini dall’Istituto sociale alla Compagnia di Gesù, scovando anche qualche inedito riguardante presenze interessanti in quell'ambiente. Dove, sì, anche i “socialini” – Martini compreso, nato a Torino il 15 febbraio 1927 – dovevano sfilare nei “sabati fascisti” davanti alle autorità in visita a Torino, venivano radunati in salone ad ascoltare alla radio il ministro Bottai o a vedere film di propaganda, col compiacimento di alcuni professori gesuiti filofascisti, entusiasti per la vittoria sull’Etiopia, poi silenti davanti alle leggi razziali... Ma c’erano pure altre figure. Qui il rimando è a un vecchio antifascista, maestro al “Sociale”, Alessandro Scotti protagonista di quel partito dei contadini fondato con il fratello Giacomo, già parlamentare popolare e obbligato a risiedere nel capoluogo piemontese tra gli anni scolastici ’35-’36 e ’40’41; oppure a Federico Marconcini che nel ’41-’42 -in piena guerra era ascoltato conferenziere tra le mura del collegio.

Che poi l’istituto non brillasse per entusiasmi fascisti lo suggeriscono le accuse di anglofilia mosse alla Compagnia durante manifestazioni patriottiche studentesche e da giornali universitari quali Il Lambello e Vent’anni in armi dove si attaccavano i gesuiti proprio appigliandosi ad articoli pubblicati da un giornalino del “Sociale” chiamato Tra noi. Insomma per respirare l’aria del piccolo Carlo occorre tornare lì, al “Sociale”. Varcato per la prima volta il portone da alunno, Carlo Maria ne apprezza la severità e la serietà, pur rammentando ad anni di distanza la dura fatica richiesta dall’impegno scolastico. Cosa che non impedisce di ritrovare il suo nome più volte negli “albi d’onore” mensilmente dedicati agli alunni più meritevoli. Di non poco interesse per ogni futura biografia l’approfondimento delle relazioni con i tutti i gesuiti presenti in collegio e, tra questi, messo al primo posto da Guasco ecco il giovane padre spirituale Carlo Brignone: fu lui ad avviare al cammino della preghiera Martini e a formulargli la “proposta vocazionale”, orientandone il destino con discrezione, accompagnandone il percorso, visitandolo anche a casa, partecipe di una scelta tenuta segreta anche in famiglia – salvo forse la madre Olga – sino ai diciassette anni. Non meno interessante già in questi anni dentro pratiche religiose centrate sul sacrificio, la penitenza, l’Eucaristia, anche l’avvio – a undici anni – della meditazione sul Vangelo.

Per il futuro esegeta delle Scritture il primo passaggio verso l’incontro diretto con il testo biblico. Non a caso lo stesso Martini nel 2002 avrebbe ricordato che «il brano del giovane ricco» era stato «decisivo» per la sua «scelta», e dalle medie, poco a poco, avrebbe iniziato a scoprire la Bibbia incuriosito dal fatto che ben pochi la leggevano. E si colloca qui, intorno ai dodici anni, la ricerca per le librerie di Torino d’una Bibbia in traduzione italiana, conclusa procurandosi con buona probabilità l’edizione Treves in due volumi illustrata dal Dorè ed aperta incominciando dal Libro di Giobbe. Nel saggio Guasco si sofferma poi sulle conseguenze per il futuro cardinale di vicende che vedono Torino in guerra, il trasferimento a Orbassano, dando conto pure di sfollamenti, bombe, lotte partigiane nella vicina Valsesia.

Per tornare infine alla decisione dell’ingresso nella Compagnia di Gesù, anticipato da Martini quando pur frequentando ancora il secondo anno di liceo decise di preparare privatamente anche il III anno e riuscendo nell’impresa come privatista, non gli restò che comunicare la sua decisione al padre lasciandolo interdetto. Nella lettera d’ingresso firmata da Martini il 1° ottobre ’44 solo l’eco di una scelta che sarà più chiara quando si approfondiranno i periodi seguenti: dal noviziato a Cuneo (’44’46), agli studi di filosofia all’Aloysianum di Gallarate (’46-’49) e di teologia a Chieri (’49-’52). Leggiamo: «La mia vocazione alla Compagnia si perde nella nebbia dei miei pensieri infantili della quinta elementare […] e mi fu suggerita da un padre della medesima Compagnia, di cui frequentavo allora per il primo anno il collegio Istituto Sociale di Torino. Ho fatto subito mia questa idea, non posso ricordarmi come, e tra oscillazioni varie l’ho sempre mantenuta. Non ho trovato presso i miei genitori e parenti ostacoli […]. Ho riflettuto agli obblighi del nuovo stato, segnatamente ai voti, e spero che il Signore che mi ha chiamato non mi farà mancare gli aiuti necessari per osservarli».

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