domenica 11 dicembre 2016
l Papa ai seminaristi pugliesi: pregare davanti al tabernacolo prima di dormire
I sacerdoti? Siano dei padri, poveri e vicini alla gente
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A aveva un discorso preparato il Papa, per l’udienza ieri mattina con la comunità del Pontificio Seminario regionale pugliese “Pio XI”, ovvero i seminaristi con i loro formatori e i vescovi della Regione ecclesiastica. Ma, come spesso accade, ha preferito metterlo da parte e parlare a braccio. Se il testo ufficiale puntava sulla triplice appartenenza del presbitero «al Signore, alla Chiesa, al Regno» e sul dovere per un seminarista di «alzare lo sguardo, smetterla di pensare che io sia il tutto della mia vita», quindi di evitare il rischio del «narcisismo», nel suo colloquio “libero” Francesco ha richiamato l’attenzione su altri aspetti. «Quando vengono gli scandali dei sacerdoti siamo abituati a sentirli! La stampa le compra bene quelle notizie...» ha detto. Ragion per cui la formazione deve puntare, sì, a che il sacerdote «non crolli», non abbia un «fallimento», ma non basta questo.

Deve anche e soprattutto far sì che la sua vita sia «feconda»: «Non solo che sia un buon prete che segue tutte le regole. No, no. Che dia vita agli altri! Che sia padre di una comunità. Un sacerdote che non è padre non serve». «Una volta ho trovato un parroco di un paese piccolo, un bravo parroco: “Tu cosa fai?” – “Io conosco il nome di ognuno dei miei parrocchiani, della gente” – “Dimmi, ogni persona?” – “Tutti! Anche il nome dei cani!”. Era vicino alla gente». Vicinanza, ha continuato Francesco, vuol dire «pazienza, vuol dire bruciare la vita, perché, diciamo la verità, il santo popolo di Dio stanca, stanca! Ma che cosa bella è trovare un sacerdote che finisce la giornata stanco e che non ha bisogno delle pastiglie per addormentarsi bene!

Quella stanchezza sana del lavoro, del dare vita agli altri». Può capire che un sacerdote a un certo punto sia tentato dal fare altro: «Ho la parrocchia, ma io vorrei fare scuola là. Ma perché vuoi la scuola? Per i soldi? Hai paura della povertà? Senti, se hai paura della povertà, la tua vocazione è in pericolo! Perché la povertà sarà quello che farà crescere la tua donazione al Signore e sarà quella che farà da muro per custodirti, perché la povertà nella vita consacrata, nella vita dei sacerdoti, è madre e muro» «Quando tu trovi un sacerdote che si allontana dalla gente – ha ribadito Francesco – che cerca altre cose, sì, viene, dice la Messa e poi se ne va, perché ha altri interessi rispetto al popolo fedele a lui affidato... questo fa male alla Chiesa».

Non c’è un’altra strada per un presbitero rispetto a quella dell’«Incarnazione »: «Cattolico, incarnato, vicino, che sa accarezzare e soffrire con la carne di Gesù negli ammalati, nei bambini, nella gente, nei problemi, nei tanti problemi che ha la nostra gente» Il Papa ha dato un consiglio: pregare davanti al tabernacolo prima di andare a dormire anche se «scappa il sonno». La preghiera davanti al tabernacolo, ovvero la «vita spirituale», è uno dei quattro pilastri fondamentali per il cammino dei futuri sacerdoti. Gli altri tre sono «vita comunitaria, studio e vita apostolica ».

Qual è il più importante? «Tutti. Se manca qualcuno la formazione non è equilibrata ». Bergoglio aveva aperto l’incontro ricordando la figura di una suora originaria di Molfetta, suor Bernadetta, conosciuta in Argentina: «Quando io, come maestro dei novizi e anche come superiore provinciale, avevo qualche problema con qualcuno, lo mandavo a parlare con lei. E lei, due “schiaffi spirituali”, e la cosa si sistemava. Quella saggezza delle donne di Dio...». E ha concluso il suo discorso evocando un tipo di sacerdote incrociato tante volte in gioventù, «con il telefono sul comodino »: «Bravi preti, che si alzano a qualsiasi ora della notte per andare da un malato, a dare i sacramenti. “Ma io devo riposarmi… Il Signore salva tutti… Stacco il telefono”. Questo è lo zelo apostolico, questo è sciogliere la vita al servizio degli altri. E alla fine cosa ti resta? Cosa? La gioia del servizio del Signore!»

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