venerdì 31 maggio 2013
Il parroco Giuseppe Bernardi e il suo vice Mario Ghibaudo (nella foto, la chiesa di San Bartolomeo a Boves) vennero trucidati dai nazisti per rappresaglia nel settembre 1943. Il vescovo di Cuneo e di Fossano, Cavallotto, apre oggi la fase diocesana del processo di beatificazione. «Fu un eroico sacrificio» (Chiara Genisio)
Pastori intrepidi e fedeli: storie da riportare nella Storia di Sandro Lagomarsini
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Hanno scelto di sacrificare la vita per la salvezza dei loro parrocchiani e del loro paese. Torniamo nel 1943 a Boves, piccolo centro del cuneese, qui il 19 settembre si è compiuta la prima rappresaglia nazista in Italia. Don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo erano il parroco e il viceparroco, in un momento terribile e sanguinoso per il Paese non hanno avuto dubbi nel mettere a repentaglio la vita pur di cercare di salvaguardare le sorti di tutta la loro comunità. E sono stati trucidati. Oggi, festa della Visitazione, a distanza di settanta anni, si apre la fase diocesana del processo di beatificazione. La cerimonia, presieduta dal vescovo di Cuneo e di Fossano, Giuseppe Cavallotto, si svolgerà alle 17 nel Monastero delle Clarisse a Boves. Lo stesso vescovo lo scorso primo  maggio aveva firmato l’editto con il quale informava la comunità diocesana dell’apertura della fase diocesana del processo di beatificazione di don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo. «Le mani alzate e benedicenti del parroco e del viceparroco, il loro eroico sacrificio – afferma il vescovo Cavallotto – parlano di riconciliazione, di perdono, di speranza. Fino a quando c’è qualcuno che risponde al male con il bene, che semina gratuitamente bontà, che paga di persona, siamo autorizzati a guardare con fiducia ad un futuro migliore». Il percorso che prende il via oggi rappresenta per don Bruno Mondino, postulatore della causa «un cammino che continua». È grazie a lui che è partito. Sette anni or sono arrivò parroco a Boves, qui iniziò a conoscere meglio la storia e la vicenda che aveva coinvolto i due sacerdoti. «All’inizio era più riconoscenza verso questi due preti straordinari, poi mi sono reso conto che intorno a questa storia si stava creando un forte interesse». E continua «questo processo al bene aiuta a vedere la bellezza e a riscoprire che anche nel buio alla fine il bene è più forte del male». Dal 2008 si è costituita una équipe con lo scopo di raccogliere in maniera sistematica le testimonianze riguardanti la vita ed il martirio dei due sacerdoti. «Lo stupore – racconta ancora don Mondino – è stato quello di trovarci di fronte a ricordi vivi, precisi e freschi. Da subito sono emersi ricordi sia dei due preti, sia della tragedia vissuta dalla comunità». La causa di beatificazione che inizia dovrà far emergere ogni elemento (sia a favore sia a sfavore) che comprovi la fama di martirio con la quale da subito è stata letta la morte dei due sacerdoti. Si avvarrà, nella fase diocesana, di tre strumenti: il tribunale ecclesiastico che ha come compito di sentire i testimoni; la commissione storica che dovrà raccogliere e fornire un giudizio critico di tutti i documenti storici riguardanti il martirio dei due sacerdoti; due «censori teologi» che esamineranno gli scritti editi e inediti dei due preti tratteggiandone brevemente le figure emergenti. Questa fase dovrebbe concludersi entro il 2014. Ma chi erano di due sacerdoti? Don Bernardi, cuneese, era nato a Caraglio nel 1897, aveva combattuto la prima guerra mondiale, ne uscì sempre più convinto dell’inutilità dei conflitti, sacerdote dal 1923 arrivò a Boves come parroco nel 1938. Più giovane don Mario Ghibaudo, nasce a San Dalmazzo nel 1920, fin da piccolo viveva con il motto «fare tutto con entusiasmo», sacerdote dal 1943, arriva a Boves appena due mesi prima della strage. La loro storia è raccontata dall’associazione che porta il loro nome nel libro «La sofferenza e il silenzio il volto di una comunità» edito dall’editrice cuneese Primalpe. Tra le pagine si scoprono anche il volti della comunità che ha vissuto per prima la barbarie nazista. Quella mattina del 19 settembre 1943 il parroco non esita a seguire il maggiore Peiper come ambasciatore verso i ribelli per far liberare i due soldati tedeschi. Nonostante la trattativa sia andata in porto, la rappresaglia ci fu e i due sacerdoti furono tra le prime vittime, insieme ad Antonio Vassallo, l’industriale che condivise la missione.
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