mercoledì 20 novembre 2019
Missionario della Consolata ha operato in Africa e soprattutto in Brasile. Ha guidato da diocesi di Roraima dal 1979 al 1996. Si è battuto per le popolazione indigene. Gli auguri di papa Francesco
In una foto del 1990 (da sinistra) i vescovi brasiliani Possamai, Grechi, Frainer e Mongiano

In una foto del 1990 (da sinistra) i vescovi brasiliani Possamai, Grechi, Frainer e Mongiano

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L'Italia stava lentamente risorgendo dall’«inutile strage» (come venne definita da Papa Giacomo Della Chiesa la Prima guerra mondiale) e sul soglio di Pietro siedeva Benedetto XV, quando Aldo Mongiano, il primo novembre del 1919, veniva alla luce a Pontestura, nell’Alessandrino e in diocesi di Casale Monferrato. Oggi è il decano dei vescovi italiani, vive nel suo paese natio con la sorella Caterina.
Una vita, la sua, consumata come missionario. Adolescente, a dodici anni, ha scelto di entrare in Seminario e a 24 anni viene ordinato sacerdote. Poco dopo nasce in lui la chiamata al servizio missionario.

Missionario della Consolata a Roraima

Come altri due suoi fratelli, Pietro e Luigi, monsignor Mongiano è missionario della Consolata, l’istituto fondato nel 1901 dal beato Giuseppe Allamano. Per molti anni ha vissuto missionario in Africa, ma è alla diocesi brasiliana di Roraima che è legato il suo nome. In questo angolo nel Nord del Brasile, sul Rio Branco, al confine con l’Amazzonia, vivono gli indios Yanomami, per anni vessati dai proprietari terrieri.
Monsignor Mongiano, consacrato vescovo nel 1975 nella chiesa di San Filippo a Casale, partì subito per la Prelatura di Roraima, di cui è poi stato pastore dal 1979 (data in cui viene ufficialmente eretta la nuova diocesi brasiliana) fino al 26 giugno 1996.

Dalla parte delle popolazioni indigene

Lungo questi anni si è schierato a fianco di questo popolo indigeno amazzonico con gesti concreti, come la campagna di solidarietà ideata proprio dai missionari della Consolata e denominata «Uma vaca paro o Indio» che ebbe in Italia il sostegno dell’allora arcivescovo di Ravenna-Cervia e futuro cardinale Ersilio Tonini, che coinvolse anche l’allora Pontefice, Giovanni Paolo II da cui ricevette una donazione. Gli indios potevano avere la terra solo se erano proprietari di bestiame, donando a loro mucche e tori, ebbero la possibilità di avere la terra. Un’operazione non facile, lo stesso Mongiano fu minacciato per il suo impegno, ma non si arrese. L’azione a favore degli indios resta un pilastro del suo episcopato.
Ha sempre mantenuto uno stretto collegamento con l’Italia. In Piemonte c’è il comitato Co.Ro. a favore della popolazione di Roraima.
Nel suo libro «Roraima, tra profezia e martirio», emerge la testimonianza di un religioso e di un vescovo legato alla devozione della Madonna Consolata che ha lavorato con tutto se stesso per questo angolo di mondo, con una missione dalle caratteristiche uniche, nel senso della trasformazione di una società e della persona umana.

Gli auguri di papa Francesco

Per i suoi 100 anni monsignor Mongiano ha ricevuto dal vescovo di Casale Monferrato, Gianni Sacchi, la lettera autografa di papa Francesco con gli auguri e la benedizione apostolica per l’importante ricorrenza e traguardo raggiunto.
In tanti hanno voluto festeggiare con lui i suoi 100 anni. Lo scorso 2 novembre il parroco don Giampio Devasini, che è anche il vicario generale della diocesi di Casala Monferrato, ha organizzato una piccola festa con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo emerito di Mondovì, Luciano Pacomio, anch’egli originario della diocesi casalese. «Monsignor Aldo Mongiano – è stato detto in quella occasione di festa e ringraziamento – è uomo vittorioso. La sua amabile mitezza che è l’unica vera fortezza, unita a perseveranza in Mozambico e poi da vescovo in Amazzonia, ha creato meraviglie. Esprimiamo il ringraziamento per una vera trasfigurazione: del tempo umano, delle piccole scelte che grazie al Buon Dio divengono opere sproporzionatamente grandi».
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