martedì 13 aprile 2010
Il vescovo di Bolzano ribadisce la condanna delle violenze e la volontà di cooperare con la giustizia soprattutto per le vittime ma anche per recuperare i rei.
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La tragedia della Val Venosta ha fatto saltare l’incontro con il procuratore capo della Repubblica di Bolzano Guido Rispoli, previsto ieri pomeriggio. «Ma non avrei avuto nessun elenco di presunti pedofili da portargli», spiega monsignor Karl Golser, vescovo di Bolzano-Bressanone. E l’incontro di ieri era l’occasione, per Rispoli, di ricambiare la visita che Golser gli aveva fatto il 3 dicembre scorso. Per Golser incontrare i protagonisti della vita pubblica altoatesina, intrecciando rapporti amichevoli e di collaborazione, è una consuetudine consolidata.Anche la finestra aperta sulla prima pagina del sito della diocesi, «Ogni abuso è uno di troppo», con la possibilità di denunciare le presunte molestie, va intesa in questo clima di collaborazione: «La diocesi – si legge – è profondamente rammaricata e condanna ogni tipo di abuso. La Chiesa desidera chiarire in modo sincero questi fatti, perché le vittime ne hanno il diritto».Monsignor Golser, con questa "finestra" la sua diocesi che segnale vuol dare?Non vogliamo dare lezioni a nessuno, né ci sentiamo esemplari in alcun modo. Intanto, una finestra c’era già da anni. E alcune settimane fa abbiamo pensato di richiamarla in apertura. Ma a indurci a un simile passo ha contribuito la nostra vicinanza con l’Austria e la Germania. Sette altoatesini su dieci sono di lingua tedesca e molti di loro seguono i tg austriaci…E che cosa vedono e sentono?Ogni giorno un nuovo-vecchio caso di pedofilia, vero o presunto. Le vittime escono allo scoperto, nella convinzione di avere maggiore possibilità di essere ascoltate. Sono in stretto contatto con la diocesi di Innsbruck e con il suo vescovo, monsignor Manfred Scheuer. Là il clima è pessimo; e non sono in pochi a lasciare la Chiesa perché turbati dallo scandalo.Il sito non è la vostra unica iniziativa…Il responsabile diocesano per le presunte molestie è il vicario generale, monsignor Josef Matzneller. Ma per chi non volesse rivolgersi a lui ho nominato anche un difensore civico indipendente, Werner Palla. E poi una squadra di esperti – psicologi, giuristi, operatori sociali… – che possano dare aiuto alle vittime.Come stanno reagendo i fedeli della sua diocesi?Con sofferenza. Però (qui Golser sorride, ndr) sono anche molto contenti della loro Chiesa, che garantisce tolleranza zero e trasparenza assoluta. Ne ho riscontro diretto dai molti messaggi che stanno arrivando. A soffrire è però anche il clero. Ne ho parlato alla Messa crismale; ma nelle prossime occasioni torneremo a occuparci di ciò che più ci deve stare a cuore, il messaggio di Cristo risorto; e la sfida educativa, la riflessione centrale per la Chiesa italiana del prossimo decennio.In una recente intervista il cardinale Bagnasco ha parlato di «severa azione di autoesame» e «vigorosa opera di pulizia», necessarie per la Chiesa.E ha parlato anche di leale e corretta cooperazione con la magistratura. Ovviamente mi trovo anche in questo in totale sintonia. In particolare, dovessimo accertare un caso, dopo un colloquio con colpevole e vittime, auspicherei un’autodenuncia da parte del primo. La verità va accertata e il colpevole deve essere punito per quanto ha commesso. Poi però, per superare la colpa, si rendono necessari il ravvedimento e perdono, affinché si possa tornare a vivere.Di fronte alla violenta campagna di stampa, qualcuno parla di «complotto». Lei che ne pensa?Credo molto di più all’interesse economico. I casi di pedofilia, veri o meno, sono un’occasione per estorcere denaro alle diocesi, e non solo negli Usa. In Austria una class action ha chiesto 80 mila euro a caso. Però è anche vero che, nella generale tendenza a voler smantellare ogni forma di autorità, la Chiesa cattolica diventa fatalmente un bersaglio, proprio per la sua autorevolezza morale.C’è anche chi chiede alla Chiesa di riconsiderare il celibato dei preti.È quanto mi è stato chiesto in una recente intervista televisiva. Ho detto quanto è noto: il celibato non è un dogma ma una norma; che proprio in questo momento non mi pare opportuno mettere in agenda. Anzi, proprio oggi ritengo necessaria la testimonianza provocatoria di persone che compiono questa scelta per additare il Regno dei cieli, e nel tempo del materialismo richiamare la trascendenza.
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