sabato 13 agosto 2011
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«Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…». Il coro sgorga spontaneo da dozzine di toscani e laziali, allegri e assonnatissimi quando mancano ancora otto giorni alla veglia di Madrid. La Messa è finita, l’angusto sagrato della Cattedrale si spalanca su Plaza la Reina e l’inno (cantato per intero) esplode senza una regia né prudori sciovinisti, soltanto per dire «ci siamo anche noi» a brasiliani, slovacchi, australiani, sloveni… E con quell’inno ti scivola addosso, lo confessiamo, un piccolo brivido.La Cattedrale, ieri mattina, era (quasi) tutta per noi italianos. Siena, ad esempio. Ci sono gli esordienti come Giovanni, senese doc della contrada del Drago, alla sua prima Gmg. Gli esperti come Vanni, di Poggibonsi, alla terza. E i veterani come Filippo, alla quinta, membro dell’équipe della pastorale giovanile, che non teme di avventurarsi in un confronto tra i due papi, Wojtyla e Ratzinger, «anziano, sì, ma piace ai giovani». Però Wojtyla con i giovani ci sapeva fare… «Sensibilità e carismi diversi. Ratzinger non possiede certo la fisicità da attore di Wojtyla, è pacato, ma dice cose concrete. Ad esempio il richiamo alla Lettera ai Colossesi. Come loro, i ragazzi d’oggi crescono bombardati da messaggi stranianti. Crescono prima, ma senza impianti solidi, senza le radici cristiane che garantiscono una crescita robusta».Un salto in Oriente. Quella bandiera con due stelle al centro è della… «Siria, veniamo da Damasco» sorride Zeina, accanto a Madonna e a Maher. Siria, situazione difficile… Zeina si fa seria: «Ma no, sta migliorando». Ma non sai se crederle. E poi ancora in Toscana sulle colline di Fiesole da cui arriva Matteo, 29 anni, che fa il meccanico a Firenze con il suo babbo: «Qui è bello! Si dorme in terra, cioè non è che si dorma molto… Gli spagnoli sono ospitali. Io? Mi ha trascinato un amico, questo è un po’ pellegrinaggio, un po’ vacanza». E ancora a nord, in Slovenia. Blazca e i 50 giovani del Movimento salesiano arrivano da Maribor, avanguardia degli 800 sloveni attesi a Madrid: «Siamo qui per ballare e cantare e stare in allegria con i giovani di tutto il mondo. E soprattutto per ricevere la benedizione del Papa. Speriamo che ci parli di Gesù».Le Gmg sono affollatissime ma anche essenziali. Sono il luogo dove, a lasciarlo fare, Gesù fa breccia: «Tutto è cominciato a Parigi nel 1997, quando Gesù in qualche modo mi ha parlato" confida con perfetto candore il responsabile dei lucchesi, Gilberto Filippo, che è ancora rag (ragioniere) ma tra poche settimane sarà don (diacono), a 38 anni, vocazione sbocciata proprio alla Gmg francese. Loro, i lucchesi, sono a Paiporta, a una decina di chilometri dalla città, in una struttura parrocchiale nuovissima («che bagni, che docce» fanno in coro Francesco, Andrea e Stefano), accolti da volontari solerti e da una fatale e rincuorante paella valenciana. Giovedì sera grande fiesta in piazza con cena fai-da-te, tutto il paese presente. Vicenda analoga quella di don Antonio, 30 anni, prete di Velletri-Segni: «La Gmg di Roma è stata importante per avviarmi a una fede matura, ero un credente non particolarmente praticante, quell’estate fu decisiva. Basta viverla con un minimo di disponibilità, la Gmg, e lei ti lascia sicuramente qualcosa».Fuori, in Plaza la Reina, sotto un sole malandrino il tifo profano si mescola alla fede, le sciarpe della Fiorentina si allacciano ai foulard della Gmg, d’altronde gli argentini girano con la camiseta biancoceleste di Leo Messi e i brasiliani in verdeoro. «Italiano batti le mani» intonano i nostri. Ma le battono un po’ tutti.
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