lunedì 29 marzo 2010
«Essere cristiani significa considerare la via di Gesù Cristo come la via giusta per l’essere uomini, come quella via che conduce alla meta, ad un’umanità pienamente realizzata e autentica». Lo ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI, nell'omelia della celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, in una piazza San Pietro affollata da tanti giovani accorsi per la XXV Giornata mondiale della gioventù. 
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«Essere cristiani significa considerare la via di Gesù Cristo come la via giusta per l’essere uomini, come quella via che conduce alla meta, ad un’umanità pienamente realizzata e autentica». Lo ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI, nell'omelia della celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, a piazza San Pietro. «In modo particolare, vorrei ripetere a tutti i giovani e le giovani, in questa XXV Giornata mondiale della gioventù, che l’essere cristiani è un cammino, o meglio: un pellegrinaggio, un andare insieme con Gesù Cristo. Un andare in quella direzione che Egli ci ha indicato e ci indica», ha chiarito il Papa. Ma di quale direzione si tratta? «Si tratta di un’ascesa, del movimento interiore dell’esistenza, che si compie nella sequela di Cristo. È un’ascesa alla vera altezza dell’essere uomini – ha sottolineato il Pontefice -. L’uomo può scegliere una via comoda e scansare ogni fatica. Può anche scendere verso il basso, il volgare. Può sprofondare nella palude della menzogna e della disonestà». Ma «Gesù cammina avanti a noi, e va verso l’alto. Egli ci conduce verso ciò che è grande, puro, ci conduce verso l’aria salubre delle altezze: verso la vita secondo verità; verso il coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti; verso la pazienza che sopporta e sostiene l’altro». Gesù «conduce verso la disponibilità per i sofferenti, per gli abbandonati; verso la fedeltà che sta dalla parte dell’altro anche quando la situazione si rende difficile. Conduce verso la disponibilità a recare aiuto; verso la bontà che non si lascia disarmare neppure dall’ingratitudine. Egli ci conduce verso l’amore, ci conduce verso Dio», ha sostenuto Benedetto XVI. Facendo riferimento alla Passione, il Papa ha osservato che Gesù sa che «non avrà nella croce la sua fine», sa «che Egli salirà fino al trono di Dio e riconcilierà Dio e l’uomo nel suo corpo. Sa che il suo corpo risorto sarà il nuovo sacrificio e il nuovo Tempio; che intorno a Lui, dalla schiera degli Angeli e dei Santi, si formerà la nuova Gerusalemme che è nel cielo e tuttavia è anche già sulla terra, perché nella sua passione Egli ha aperto il confine tra cielo e terra». Insomma,«la sua via conduce» fino «all’altezza di Dio stesso: è questa la grande ascesa alla quale Egli invita tutti noi». Così, «nell’ampiezza dell’ascesa di Gesù diventano visibili le dimensioni della nostra sequela, la meta alla quale Egli vuole condurci: fino alle altezze di Dio, alla comunione con Dio, all’essere-con-Dio». È questa «la vera meta, e la comunione con Lui è la via. La comunione con Cristo è un essere in cammino, una permanente ascesa verso la vera altezza della nostra chiamata».
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