sabato 19 gennaio 2019
La città è tappa dei gruppi italiani in avvicinamento al grande evento di Panama. Il vescovo Valdivieso Miranda: l’energia positiva di questa presenza giovane ha colpito anche i più scettici
Giovani arrivati a Panama per la Gmg (Ansa)

Giovani arrivati a Panama per la Gmg (Ansa)

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Italia due, Panama zero: la reputazione del calcio italiano si salva grazie ai giovani marchigiani che si fanno valere sul campo di Las Tablas, la località dove si trovano ospiti in questi giorni per i “Giorni nelle diocesi” prima del grande evento della Gmg nella capitale. Sugli spalti a fare il tifo per i nostri ragazzi c’è anche l’arcivescovo di Ancona-Osimo, Angelo Spina, che parla di un’accoglienza calorosa ricevuta dai giovani nelle case dei panamensi.

Confermano i due giovani di Ascoli, Gioele e Fabio – uno studente universitario di conservazione dei beni culturali, l’altro lavora a Radio Ascoli – che, poche file più sotto, incitano i loro compagni con un piccolo megafono. Entrambi hanno già esperienze di Gmg alle spalle, entrambi vivono con lo stesso entusiasmo l’esperienza panamense, partita con questa tappa nella diocesi di Chitré. A Las Tablas la parrocchia di Santa Librada è una delle 23 della diocesi, che si estende sulle due province di Herrera e di Los Santos e che conta poco più di 200mila abitanti. La partita è solo una delle attività proposte in questi giorni ai 173 gruppi accolti in questa parte di Panama e, come tutte le altre, è l’occasione per conoscersi, stare insieme, coltivare nuove amicizie ed entrare nel cuore del Paese che ospita la Gmg.

Delicia, una studentessa venticinquenne di Las Tablas che fa parte della commissione organizzatrice di questi giorni nella diocesi di Chitré, ci accompagna in una delle abitazioni che hanno aperto le porte ai pellegrini italiani. Ci accoglie una sua compagna di corso, Tatiana, che vive con i due fratelli e la mamma. Timidamente risponde alle nostre domande. «Offrire ospitalità ai giovani pellegrini – dice – è un modo speciale per partecipare alla Gmg. Avere qui le due ragazze italiane è molto bello e siamo rimasti colpiti dalla loro delicatezza e dal loro modo di fare così rispettoso».

Don Luis Eduardo Gomez, prete colombiano, docente di etica a Medellìn, che viene spesso nella diocesi panamense a dare una mano, ci accompagna in auto fino al centro di Chitré, a una trentina di chilometri da Las Tablas, dove nella sede dell’organizzazione ci accoglie suor Ester Rodriguez. La religiosa, vulcanica e indaffaratissima, ci racconta dell’incredibile rete messa in piedi per organizzare tutto e permettere l’accoglienza di migliaia di giovani provenienti, oltre che dall’Italia, anche dalla Polonia (in questa Gmg i polacchi sono i più numerosi tra i gruppi europei), dalla Francia, dal Myanmar, dal Giappone, dalla Corea, dall’Australia, dalla Nuova Zelanda, dalle Filippine e da diversi altri Paesi.

«La nostra priorità – nota – è stata quella di rendere concreto il motto “la mia casa è la tua casa”. D’altra parte la cultura dell’accoglienza e dell’incontro fa parte della nostra identità, delle nostre radici. Anche se la globalizzazione avanza e se ne sentono gli effetti pure qui, la famiglia per noi rimane centrale. Una delle attività proposte ai pellegrini, ad esempio, è la costruzione di un’abitazione tradizionale, che solitamente viene fatta con materiali semplici e radunando tutta la comunità in quella che si chiama junta de barra. Si lavora insieme, si mangia insieme, si condivide».

Arrivare a Chitré non è stato facile, perché ha richiesto un viaggio durato per alcuni anche 30 ore di fila, ma di certo ne è valsa la pena. Perché qui ad attendere i giovani italiani c’era una casa accogliente, il clima di festa tipico dell’America Latina e molte persone dal cuore grande. Non nasconde la sua emozione il vescovo di Chitré, Rafael Valdivieso Miranda, 50 anni, prete dal 1995 e alla guida della diocesi dal 2013. Quando ci riceve nella sua abitazione, dove tiene la porta spalancata, rivela subito che questa è la sua prima Gmg. «Avrei dovuto essere a Rio e a Cracovia – racconta – ma impegni dell’ultimo minuto mi hanno trattenuto entrambe le volte. L’impatto con i ragazzi di tutto il mondo, tutti assieme qui a Chitré, è stato forte sia per me come vescovo, sia per la gente. L’energia positiva di questa presenza ha colpito anche i più scettici».

La diocesi, prosegue il vescovo, «ha una profonda tradizione di fede, come dimostra il fatto che la prima serva di Dio panamense, Anita Moreno, era proprio della nostra comunità, ma anche qui i tempi sono cambiati e non mancano i problemi per le nuove generazioni. Quando li incontro per le Cresime, però, negli occhi di molti vedo interrogativi che attendono risposta e questo mi dà molta fiducia».

Poi il presule racconta la storia di un “piccolo don Bosco” locale, un sacerdote spagnolo, padre Segundo Familiar Cano (1934-2006), fondatore dell’Incontro di Rinnovamento giovanile cattolico, in grado di attrarre ogni anno fino a 10mila giovani a Chitré. «Quest’anno sarebbero stati i 40 anni dell’evento – riflette Valdivieso Miranda –, ma non si terrà nella forma consueta perché è stato deciso di ricavare uno spazio speciale all’interno della Gmg di Panama dedicato a questa iniziativa». Proprio in uno di questi incontri, rivela il vescovo, «ho capito che la mia vocazione era il servizio alla Chiesa».

Padre Segundo, continua il presule, «era eccezionale, perché andava a cercare i giovani fino nelle loro case e li accompagnava, li guidava, li faceva crescere». Dalla Gmg, continua il vescovo di Chitré, «mi aspetto due cose: di vedere tanti giovani, soprattutto tra quelli che non frequentano, “contagiati” dalla presenza gioiosa e festosa dei loro coetanei; e di assistere a un risveglio generale della vita pastorale». Due speranze, afferma, che in parte si sono già realizzate con il coinvolgimento di moltissime persone nell’organizzazione. «Però – aggiunge – dobbiamo vivere la Gmg non come un evento isolato ma come un’occasione per coltivare frutti per il futuro non solo della Chiesa ma anche dell’intero Paese».

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