venerdì 21 febbraio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Nove anni fa, il 22 febbraio 2005, moriva a Milano don Luigi Giussani. Ma la pianta che è nata dalle radici del suo carisma appare più viva che mai. I sintomi sono tanti: comunità di Cl che fioriscono in molti Paesi, un continuo afflusso di giovani che affollano i raduni del movimento, la diffusione dei suoi testi tradotti in varie lingue e l’interesse manifestato da esponenti di varie fedi religiose e della cultura laica, la stima manifestata da molti vescovi. Scorrendo sul sito del Movimento le località dove in questi giorni si celebrano le Messe di suffragio per il nono anniversario della morte, si fa letteralmente il giro del mondo: New York, Ottawa, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Madrid, Londra, Città del Capo, Lagos, Nairobi, Amman, Mosca, Karaganda… e decine di città italiane. Più di 230 località, considerando solo quelle registrate sul sito. La «forza attrattiva» del sacerdote lombardo travalica ampiamente i confini del Movimento. E pure quelli della Chiesa, a giudicare da ciò che sta accadendo in occasione delle presentazioni pubbliche della monumentale biografia («Vita di Don Giussani», edito da Rizzoli) curata da Alberto Savorana, che per tanti anni è stato al suo fianco come amico e portavoce di Comunione e liberazione. Una biografia in 3D, che consegna al lettore la personalità dell’uomo in tutta la sua plasticità, come se si muovesse davanti ai suoi occhi. Una presenza viva che traspare dalle 1.350 pagine dell’opera.In molti di questi appuntamenti, al tavolo dei relatori sono presenti persone esterne al Movimento, che testimoniano la curiosità, l’interesse e spesso il coinvolgimento non solo emotivo suscitati dalla lettura del libro. A Padova, davanti a 1.200 persone, un personaggio che proviene da un mondo «lontano» come Luciano Violante ha sottolineato le due parole che gli sembrano sintetizzare la vita del sacerdote lombardo: realismo e militanza. «Per Giussani il cristianesimo non è una teoria ma un fatto, un avvenimento. Il Mistero non è una scappatoia, è un’occasione per approfondire il senso della vita. Pensando alla mia storia, mi ha colpito questa sua frase: "La soluzione dei problemi non avviene direttamente approfondendo i problemi, ma approfondendo la natura del soggetto che li affronta"». E parlando della militanza, ha sottolineato che il fondatore di Cl era «distante da un cristianesimo chiuso ed elitario. Ha testimoniato un cristianesimo basato sui comportamenti, come faceva Cristo».A Reggio Emilia il sindaco Ugo Ferrari racconta di avere visto i frutti della semina di Giussani: «Ho incontrato alcuni universitari di Comunione e liberazione, sono giovani diversi, hanno sete di confronto, credono in qualcosa, hanno a cuore il bene comune». Alberto e Zef sono due compagni di cella che hanno letto la biografia insieme, nel carcere di Como, come raccontano sul mensile Tracce. Un po’ per volta, ad alta voce, perché, scrive Alberto, «in questo modo lo vivevo in diretta e le emozioni si susseguivano. È incredibile come Gius non abbia mai fatto un passo indietro nell’obbedienza e nel mettere sempre l’amore a Gesù al primo posto». «Mi incuriosisce, voglio saperne di più», aveva detto la moglie del maestro Riccardo Muti, Cristina, presidente di Ravenna Festival, quando era stata invitata alla presentazione della biografia nella città romagnola. E dopo averla letta ha confessato: «Non lo conoscevo, ma ora posso dire di averlo incontrato. Giussani non ti molla, ti inquieta, ti sprona a una verifica». È la «sana inquietudine» a cui fa riferimento il comunicato con cui il Movimento accompagna le celebrazioni in occasione del nono anniversario della morte e del 32° del riconoscimento pontificio della Fraternità di Cl (11 febbraio 1982): «Chiediamo a Dio la grazia di una sana e bella inquietudine affinché, seguendo papa Francesco, riconosciamo in ogni circostanza della vita l’iniziativa di Dio che sempre ci precede e ci attrae a Sé con il suo amore. E con Cristo presente andiamo incontro a ogni uomo che Lo desidera e Lo cerca con verità per rendere visibile l’essenziale». Incontrare ogni uomo, perché nel cuore di ogni uomo abita lo stesso desiderio di felicità che solo in Cristo si può saziare. È la febbre di vita che scorreva nelle vene di Giussani, e che lo ha reso infaticabile testimone di fede e figlio obbediente della Chiesa, anche a costo di incomprensioni e ostilità che nella biografia scritta da Savorana sono puntualmente documentate.Nella lettera scritta alcuni mesi fa dopo essere stato ricevuto in udienza privata dal Papa, Julián Carrón – che dal 2005 guida Comunione e Liberazione – racconta che Francesco gli ha «confidato di avere conosciuto il Movimento a Buenos Aires agli inizi degli anni Novanta e che questa scoperta fu per lui "aria fresca". E questo lo portò a leggere i testi di don Giussani, perché trovava in lui quello che serviva alla sua vita cristiana». Quell’aria fresca sta aiutando a respirare tante persone in tutto il mondo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: